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Inchiesta hacker, dossier su La Russa e figli. "Stupito e disgustato": la reazione

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Se Enrico Pazzali, plenipotenziario della Fondazione Fiera Milano e manager pubblico in quota centrodestra, le informazioni su Ignazio La Russa e il figlio le cercasse per dare una mano, accreditarsi e o per dossierare quello che il presidente del Senato ritiene un "amico di vecchia data" e una "persona perbene", per ora non è dato saperlo. Certo è che il 60enne, ritenuto dai magistrati al vertice dell'associazione a delinquere di ex poliziotti, agenti in servizio e hacker dediti alle intercettazioni illegali, accessi abusivi a pc e smartphone e la rivelazione di segreto su commissione, ha chiesto alla banda di via Pattari 6, dove hanno sede gli uffici della Equalize di cui è socio al 95%, di fare ricerche. "Ignazio La Russa", il nome che indica sbagliando la data di nascita. "E metti anche un altro se c'è... come si chiama l'altro figlio, Geronimo La Russa? Metti Antonino La Russa...", indicando il figlio, avvocato e dirigente sportivo, che guida l'Automobile Club di Milano.

 

 

 

"Conosco da anni Enrico Pazzali che ho sempre ritenuto una persona perbene e vorrei poter considerare, fino a prova contraria, un amico di vecchia data" fa sapere lo stesso presidente del Senato in una nota in cui si definisce "stupito più che allarmato, dalle notizie di una sua azione di dossieraggio nei miei riguardi. Sono infine disgustato dal fatto che ancora una volta i miei figli, Geronimo e Leonardo, debbano pagare la 'colpa' di chiamarsi La Russa se risulterà confermato che anche loro sono stati spiati. Ora l'unica cosa che mi premerebbe sapere è chi possa aver commissionato il dossieraggio contro la mia famiglia". È il 19 maggio 2023 e in sede il "presidente" parla con Samuele Nunzio Calamucci, collaboratore e mente informatica del progetto che fa sognare il gruppo. Lo hanno chiamato 'Beyond', la traduzione dall'inglese di "oltre". È un "aggregatore" che mischia dati "acquisiti illegalmente" e altri estratti, come minatori della cronaca giudiziaria e finanziaria, con i tanto in voga 'metodi Osint' (Open source intelligence) per i quali a Milano si sprecano corsi di formazione dedicati a poliziotti, giornalisti, avvocati, manager d'azienda.

 

 

 

Server all'estero. Una copia italiana, una "in UK" e una "in Lituania", dicono ascoltati dagli ex 'colleghi' dell'Arma dei carabinieri nelle intercettazioni agli atti dell'inchiesta del pm di Milano Francesco De Tommasi con il sostituto della Direzione nazionale antimafia, Antonio Ardituro. Dati da conservare fuori dall'Italia "per sapere che "cosa dire" quando "verrà la guardia di finanza a rompermi i c..". Rogatoria? "Nessuno andrà in Lituania a vedere". Parevano disposti ad andare anche 'oltre' la legge: "'legalizzare' le informazioni illecitamente acquisite" per renderle "spendibili" con meno rischi, è l'obiettivo per gli investigatori. È per una storia di nomine che Pazzali cerca tracce di consumo di droga nell'ad della Fiera, Luca Palermo, per "non essere travolto da 'sta cosa". "Non riesci a beccarlo?". "Neanche con le analisi del sangue". Gallo gli spiega che un metodo ci sarebbe: per il Testo Unico Stupefacenti anche gli assuntori vengono segnalati in Prefettura con una sanzione e inseriti in banca dati. "Ma è legale", domanda Pazzali. "No, non è che sia legale".

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