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Vaffa di Conte a Grillo, guerra legale sul simbolo e "comizio" all'Assemblea

Aldo Torchiaro
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Si voterà domani e lunedì nella Liguria di Beppe Grillo. Elemento che rende ancora più curioso l’accalorarsi di Giuseppe Conte contro il fondatore e Garante del M5S, intempestivo e, sembra, poco gradito tanto dai candidati in corsa per le regionali quanto dagli elettori. Domenico Giordano di Arcadia misura la fuga in corsa dai social di entrambi i contendenti: «Negli ultimi 3 giorni i due leader del M5S hanno ceduto follower su tutte le piattaforme, ma il calo più vistoso è stato registrato su X dove l’account di Beppe Grillo ha perso 2.500 follower contro i 352 che invece hanno lasciato quello di Giuseppe Conte». Poco male, la guerra continua. Anche se Conte prova a stemperare: «Quello con Grillo è un contratto in scadenza che prevede una remunerazione, non si parla della sua funzione da garante ma di quella comunicativa che in questo momento non c’è e quindi fa venire meno le ragioni del contratto. Non c’è stata alcuna accelerazione».

 

La realtà è che tra la nuova leadership e la vecchia gestione del Movimento si preparano le carte bollate. A Roma, sarebbe stato consultato da Grillo l’avvocato Pieremilio Sammarco, uno dei massimi esperti di diritto societario. Si farebbe valere la titolarità del Garante sul simbolo originale, di cui l’attuale è un tiepido riadattamento. A Milano, non fa mistero di muoversi Davide Casaleggio. «Credo che il Movimento Cinque Stelle non muoia oggi, ma abbia iniziato a morire quando è scomparso mio padre Gianroberto: la spinta creativa, l'ambizione sociale prima che politica, le antiche battaglie di principio da allora non hanno più trovato un interprete adeguato», spiega Casaleggio.

Tra Conte e Grillo «ne resterà solo uno... Sì, ma di elettore non di leader», aveva detto Casaleggio. Conte se l’è presa e gli risponde diretto: «Casaleggio? Quando io sono arrivato, mi è stato chiesto a gran voce di interrompere questo rapporto, perché non era un rapporto trasparente. C’era la volontà di non consegnare neppure l'archivio degli iscritti, il che penso che sia una follia per un partito, una forza politica o un movimento che sia. Il leader di turno non aveva l’archivio degli iscritti, ce l’aveva Casaleggio e non lo voleva consegnare. Una delle anomalie del Movimento. Ha funzionato sino a un certo punto, ma poi tutti quanti mi avevano chiesto di chiarirlo».

 

Anche il senatore Maurizio Gasparri, Forza Italia, entra a gamba tesa nella querelle in casa grillina. «Ho presentato un esposto alla Corte dei Conti per approfondire se l’accordo sottoscritto dal Movimento 5 Stelle sul compenso di 300mila euro l'anno a Grillo, per non si sa quali prestazioni, risulti in linea con il corretto impiego del denaro pubblico. Infatti, ci chiediamo da tempo a quale titolo venivano dati questi soldi a Grillo. Soldi, peraltro, che sembrano provenire dai gruppi parlamentari e, quindi, dalle tasche dei cittadini. A forza di inneggiare alla rivoluzione morale, gli improvvisati nemici del Palazzo sono finiti per ripregarsi su sé stessi. D’altronde i grillini sono fatti così».

Con il Garante si starebbero schierando Virginia Raggi e Danilo Toninelli. Con Conte i gruppi parlamentari attuali. Nel mezzo, tenta una mediazione l’ex presidente della Camera, Roberto Fico. Non del tutto disinteressato, visto l’approssimarsi delle regionali in Campania, dove sogna di candidarsi. E Grillo? Sembra pronto a presentarsi all’Assemblea costituente convocata da Conte per il 23 e 24 novembre, nello stile delle intemerate del comico nelle assemblee degli azionisti delle grandi partecipate pubbliche.

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