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Conte licenzia Grillo, stop ai 300mila euro: "Qualcosa si è incrinato"

Aldo Torchiaro
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Dovevano cacciare via la vecchia nomenclatura politica, hanno finito per crearne una nuova che poi si è spaccata, dando vita a un teatrino già visto sin troppe volte. Oggi si danno la caccia a vicenda, Beppe Grillo contro Giuseppe Conte. Il primo non si fida più del secondo. E l'ex premier non vede l'ora di liberarsi del Garante. «Qualcosa si è incrinato in maniera irreversibile», ha detto Conte rispondendo a Vespa sul rapporto con Beppe Grillo. «Umanamente sono molto colpito da come si comporta. Già in passato ha avuto atteggiamenti velenosi nei miei confronti, ai quali non ho dato peso perché su tutto prevalevano gli interessi della comunità. Al contrario di quel che scrivono i giornali, lo scontro non è personalistico ma vede Grillo battersi contro la sua stessa comunità».

 

 

L'amarezza diventa rancore. «Un mondo alla rovescia - si sfoga qualcuno quello in cui si licenzia Grillo e in cui molti scappati di casa appoggiano questa infamia. Torneranno nel nulla da cui sono venuti». Tra la cessazione del contratto e il divorzio ufficiale, però, c'è anche l'Assemblea costituente. Alla fine di questa settimana, i gruppi di lavoro definiranno i quesiti che saranno poi posti al voto finale dell'Assemblea prevista per il 23 e 24 novembre. Tra questi, anche il quesito che chiederebbe agli iscritti di pronunciarsi sulla cancellazione del ruolo del garante. Il tema vero sta nella consulenza da 300mila euro che Grillo ha in corso con il Movimento, alla voce “comunicazione”, starebbe per essere tagliato. O meglio, non verrà rinnovata quando, alla scadenza del 31 dicembre, sarà giunta al termine. Grillo protesta: «Quel contratto è ancora in corso». Ancora per poco. Il cuore del problema risiede a monte.

 

 

Ci sarebbero due registrazioni depositate presso due notai: una Associazione politica M5S del 2009 e una del 2017. Due sigle MoVimento 5 Stelle con due simboli pressoché uguali, quasi sovrapponibili. Il legale che ha curato la registrazione statutaria del 2017 è Andrea Ciannavei, avvocato di Grillo e fino a qualche tempo fa anche del M5S: «Ho depositato io a fine 2017 il simbolo del Movimento con linea di circonferenza rossa, la scritta MoVimento, le cinque stelle gialle e la dicitura 'Blog delle Stelle'», dichiara.
Ma attenzione: esiste ancora una precedente statutaria mai cessata. E si potrebbe aprire un caso sull'utilizzo elettorale del simbolo, quando Grillo e Conte non fossero sulla stessa barca. Filava tutto liscio quando Grillo aveva messo la sua creatura politica nelle mani di Luigi Di Maio. Quando Di Maio passa il testimone a Conte, sono iniziati i guai.

 

 

L'ex premier chiede e ottiene lo spostamento della sede legale a via di Campo Marzio e inizia a togliere potere a Grillo. Adesso la resa dei conti volge al termine. Danilo Toninelli, membro del Collegio dei Probiviri del Movimento 5 stelle, sconfessa Conte e gli suggerisce di riabbracciare Grillo. Uno psicodramma. Tra la cessazione del contratto e il divorzio ufficiale, però, c'è anche l'Assemblea costituente. Alla fine di questa settimana, i gruppi di lavoro definiranno i quesiti che saranno poi posti al voto finale dell'Assemblea di fine novembre. Tra questi, anche il quesito che chiederebbe agli iscritti di pronunciarsi sulla cancellazione del ruolo del garante. Il Vaffa torna, come un boomerang, su chi lo aveva inventato.

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