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Ilaria Salis ora frigna: “Salvatemi da quel processo, rischio 24 anni di carcere”

Christian Campigli

Prima o poi, tutti i nodi vengono al pettine. E non sempre le scorciatoie, anche quelle più articolate, arrivano a dama. Il presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha annunciato in plenaria a Strasburgo la richiesta di revoca dell’immunità per Ilaria Salis presentata dalle autorità competenti ungheresi. Una decisione, quella dei magiari, che era nell’aria, ma che ha comunque sollevato un vespaio di polemiche. La prima ad urlare allo scandalo è stata proprio la nuova stella del sinistro firmamento. «Mi auguro vivamente che il Parlamento decida di difendere lo Stato di diritto, che difenda i diritti umani e che non si pieghi di fronte alle prepotenze della democrazia illiberale di Viktor Orban – ha pomposamente affermato Salis -. Rischio fino a 24 anni di carcere in un Paese in cui non ci sono le condizioni minime per un processo equo. Io voglio difendermi all’interno di un processo che sia giusto ed equo, che non può svolgersi in Ungheria, e ne abbiamo avuto ampie prove. I continui attacchi contro di me, evidentemente pretestuosi, hanno la finalità di impedirmi di svolgere il mio mandato. E non è casuale che la richiesta di revoca dell’immunità sia stata trasmessa al Parlamento europeo il 10 ottobre, il giorno seguente al mio intervento in aula contro Viktor Orban».

 

  

 

Non va dimenticato come la candidatura fortemente voluta dalla coppia del gol, Nicola Fratoianni ed Angelo Bonelli, mirasse palesemente ad evitare il carcere alla donna che occupava le case. Altrui. Un escamotage umanitario, trasformatosi ben presto in un preciso atto politico, che ora rischia di crollare come le tessere del domino. E che sta portando alcuni esponenti di sinistra ad avanzare ipotesi quantomeno bizzarre. «L’Ungheria ha emesso una sentenza prima ancora di celebrare un processo e questo la dice lunga sul rispetto dei diritti di chi è trattenuto o sottoposto a giudizio – ha affermato Vittoria Baldino, vice capogruppo del Movimento Cinque Stelle a Montecitorio -. Valuterei la permanenza dell’Ungheria nell’Ue, visto la sistematica violazione dei diritti umani. Quella dell’Ungheria su Ilaria Salis è una richiesta vergognosa».

 

 

Gli eurodeputati della Lega, Susanna Ceccardi e Anna Maria Cisint non hanno preso affatto bene l'atteggiamento della collega di Avs. Che si è platealmente rifiutata di rispondere a due loro quesiti. «Volevamo chiederle come mai fosse d’accordo a mandare a processo Matteo Salvini e non a difendersi lei stessa in un processo. E se quelle vittime ungheresi, a cui è stata spaccata la testa, meritino di avere un processo che accerti i responsabili». Dulcis in fundo, la paladina dei centri sociali si è schierata contro il suo Paese, l’Italia, per l’affaire albanese. «Con la vergognosa operazione in Albania, di coloniale memoria, il governo italiano si è fatto avanguardia di un attacco europeo contro le migrazioni e il diritto. Il tentativo, per ora fallito, di esternalizzare la detenzione in un campo di concentramento sul territorio straniero e di accelerare le procedure di valutazione e rimpatrio dei migranti rappresenta una crudele sofferenza e una umiliazione per le persone deportate in alto mare, trattate come umanità sacrificabile». Chissà se la paura di tornare nelle carceri mangiare riattiverà la memoria a Ilaria Salis, libera grazie all'opera di diplomazia portata avanti da un governo di centrodestra che, oggi come ieri, lei disprezza e denigra.