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Conte silura Grillo, il silenzio del garante. Duello finale sul limite dei due mandati

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Beppe Grillo fa "controcomunicazione" e compie "atti di sabotaggio", e con lui "qualcosa si è incrinato in maniera irreversibile". Pertanto non possono che "venire meno le ragioni di una collaborazione contrattuale". Le parole di Giuseppe Conte appaiono definitiva, a sancire una rottura ormai insanabile tra il leader e il fondatore del del Movimento 5 Stelle, che probabilmente prelude allo scontro finale del 23 e 24 novembre prossimo, quando si terrà l'assemblea costituente del partito.

 

Conte 'licenzia' Grillo con delle dichiarazioni affidate all'ultimo libro di Bruno Vespa, che esce il 30 ottobre. "Beppe Grillo è responsabile di una controcomunicazione che fa venire meno le ragioni di una collaborazione contrattuale", ovvero del compenso di 300 mila euro che il Movimento paga al garante per le sue attività di "comunicazione". "Grillo ha rivendicato il compenso come garante anche nelle ultime lettere che mi ha scritto", continua Conte, e "io non ho mai accettato che fosse pagato per questa funzione, che ha un intrinseco valore morale e non è compatibile con alcuna retribuzione". Tuttavia fu raggiunto "un compromesso retribuendo la sua nota abilità comunicativa per rafforzare l'immagine del movimento", spiega Conte osservando però che "Grillo sta portando avanti atti di sabotaggio compromettendo l'obiettivo di liberare energie nuove". Insomma, è finita. "Qualcosa si è incrinato in maniera irreversibile" nei loro rapporti con il comico, annota l'ex premier, che ammette di non aver gradito in passato i suoi "atteggiamenti velenosi nei miei confronti". E ora "vedere che contrasta in maniera così plateale un processo di partecipazione democratica che ci riporta agli ideali originali di Casaleggio mi ha rattristato moltissimo", conclude, perché si "vede Grillo battersi contro la sua stessa comunità".

Grillo non replica, neppure con l'ironia di uno dei suoi post social. Dal suo staff si limitano a segnalare che il contratto con il Movimento è "in vigore" e non risulta alcuna comunicazione contraria. Dal quartier generale M5S di Campo Marzio filtra che il rapporto di consulenza con il fondatore è sì "ancora in vigore" ma "andrà alla sua naturale scadenza nei prossimi mesi". Nessuno conosce la data (l'accordo è riservatissimo), ma fonti parlamentari informate suppongono che dovrebbe chiudersi alla fine dell'anno. In ogni caso - aggiungono le fonti M5S - per Conte "non è più possibile rinnovarlo in queste condizioni". Una posizione che suona come un avvertimento e che come tale viene recepito dall'entourage del garante: se dovesse continuare a comportarsi come nelle ultime settimane - è il senso - la revoca dell'incarico sarebbe inevitabile, perché per il presidente M5S Grillo non sta onorando il contratto.

 

Inoltre, non sembra un caso che le anticipazioni sulle parole affidate da Conte a Vespa arrivino mentre lo stesso leader dei cinque stelle si trova in Liguria (a 'casa' di Grillo) per la chiusura campagna elettorale per le regionali, dove si candida contro la coalizione di centrosinistra e il Movimento l'ex senatore Nicola Morra, da tempo fuori dal partito ma considerato un fedelissimo del fondatore. Il quale, infatti, non manca di di dire la: "La revoca del contratto a Grillo rende evidente la trasformazione del M5s nel partito personale di Conte, nuovo cespuglietto triste del Pd". Non è il solo ex a commentare. "Tra i due contendenti ne resterà uno solo?", viene chiesto a Davide Casaleggio, titolare della Casaleggio Associati e figlio di Gian Roberto: "Sì, ma un solo elettore se continuano così...", risponde, aggiungendo che del Movimento, "rispetto a quello che conoscevo io, è rimasto solo il nome" e "il simbolo", che "è di proprietà dell'associazione fondata da me e da Luigi Di Maio".

La querelle interna ai 5 stelle riesce a calamitare in parte anche l'attenzione delle altre forze politiche. Si tratta di "uno dei pochi casi in cui sono d'accordo con Conte. Grillo per un periodo ha funzionato ma ora si può usare al contrario, a seconda di quello che dice si fa il contrario. Può essere utile in questo senso", ironizza il leader di Azione Carlo Calenda, mentre il capogruppo di FI al Senato, Maurizio Gasparri, annuncia "un esposto alla Corte dei Conti" chiedendosi: "Sono soldi presi dai gruppi parlamentari e, quindi, da soldi pubblici versati dai cittadini o da dove arrivano questi soldi?". Secca la replica affidata ai capigruppo parlamentari e ai tesorieri M5S: "È incredibile come Maurizio Gasparri riesca a cogliere tutte le occasioni possibili per fare brutta figura. I compensi dati dal Movimento 5 Stelle a Beppe Grillo sono totalmente alla luce del sole. Si consoli: nulla c'entrano i fondi dei gruppi parlamentari".

Nel frattempo va avanti il processo costituente che vivrà il suo momento finale il 23 e 24 novembre prossimo. I 300 iscritti sorteggiati, a cui si aggiungono 30 non iscritti e 30 giovani tra i 14 e i 17 anni, hanno affrontato "le prime quattro giornate di confronto deliberativo", si legge sul sito del Movimento, discutendo "di alcuni dei temi scelti dagli iscritti come prioritari, con l’aiuto di esperti. Adesso ci si prepara all’ultimo incontro che si svolgerà sabato 26 ottobre", in cui verrà trattato anche il tema del Codice etico e quindi del limite dei due mandati. Grillo la considera una regola fondativa e non vuole che venga toccata, così come si oppone alla modifica di nome e simbolo. Conte vuole che a decidere sia la base. Le visioni dei due leader sono ormai inconciliabili, la resa dei conti è alle porte.

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