GLI 80 ANNI DE IL TEMPO

Meloni sui giudici: “Nessun complotto, solo menefreghismo verso gli italiani”

Edoardo Romagnoli

Alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma Giorgia Meloni celebra gli ottanta anni de Il Tempo e incalzata dal direttore Tommaso Cerno traccia un bilancio dei primi due anni del suo governo. «Sicuramente ci sono stati errori di valutazione, cose venute bene e altre meno. Ma il mio bilancio personale è che sono in pace con la mia coscienza, che è una ragazza molto aggressiva e pesante. Non avrei potuto lavorare di più e metterci più entusiasmo, passione e sacrificio». Vestita di bianco, pantalone nero, la premier risponde, forse per la prima volta, a chi la accusa di vittimismo. Di essere a metà fra «Wonder woman e Calimero», citando il senatore Renzi. «Non ho mai parlato di complotto. Non credo ci sia un disegno di sovvertire il voto democratico» ma «credo che ci sia da parte di alcuni un certo menefreghismo per la volontà popolare» dice riferendosi alla mail del magistrato Marco Patarnello pubblicata dal nostro quotidiano. Tra l’altro proprio per quello scoop la senatrice Ilaria Cucchi ha prima presentato un esposto alla Procura di Perugia per conoscere la fonte che ha passato al Tempo quella mail e poi ha querelato il direttore Tommaso Cerno per violazione della corrispondenza. Meloni esprime la sua solidarietà al direttore e al giornale, poi sottolinea come questa vicenda «metta in difficoltà l’onestà intellettuale di alcuni», soprattutto di chi, fino a poco tempo fa, manifestava per la libertà di stampa e contro ogni tipo di bavaglio alla libera informazione. Meloni ammette come in fondo nella mail di Patarnello sia contenuta almeno una verità: «Non agisco per interesse personale, ma per visione politica». E questo, come diceva il magistrato, «è un problema». Un problema per chi vorrebbe fermarla. La premier però tiene a specificare che non cerca «la contrapposizione con i magistrati» e lo dice mentre a Galleria Alberto Sordi, a qualche chilometro di distanza, Marina Berlusconi tuona: «Certi giudici sono nemici non di mio padre o della Meloni ma dell’intero Paese».

 

  

 

La premier vuole governare e rispondere agli italiani che l’hanno votata e lo dice a chiare lettere: «Voglio essere messa nelle condizioni di lavorare». Condizioni che la recente sentenza del Tribunale di Roma non garantiscono. «Quella sentenza è irragionevole perché non riguarda solo il tema dell’Albania, ma tutti gli immigrati illegali che arrivano da alcune nazioni» sottolinea la premier. Ma «le mancate convalide - continua - sono iniziate molto prima. Dal decreto Cutro». Infatti «la questione dell’Albania è strumentale, penso che la sentenza sia dettata da un approccio di visione molto diverso da quello che ha l’esecutivo». È chiaro cosa intenda la premier: se un altro modello di gestione dell’immigrazione clandestina e dei flussi non è possibile è per colpa «di una parte della politica», ma soprattutto di una parte della magistratura. E proprio da qui passerà il futuro del governo Meloni che rischia l’impasse nella guerra alla magistratura (in toto) di berlusconiana memoria. Lei tira dritto e assicura che il modello Italia-Albania andrà avanti. E punta il dito contro le opposizioni che in Europa hanno chiesto la procedura di infrazione contro il Patto sui migranti dopo averlo votato in Parlamento. «Ricordo che in caso di condanna rischiamo di pagare anche un milione di euro al giorno». E alla battuta di Cerno «è danno erariale», replica secca: «Danno erariale da quelli del banco a rotelle e del Superbonus anche no». A proposito di danno erariale Meloni spiega il motivo per cui la Manovra non sarebbe potuta essere migliore di ciò che è. «Ho sentito Conte dire che non abbiamo aumentato le pensioni minime, ma nel 2025 abbiamo da pagare 38 miliardi di Superbonus, se i soldi non fossero stati gettati dalla finestra oggi ci sarebbero 20mila euro per ogni pensionato minimo, ci sarebbero più soldi per fare cose prioritarie che la sinistra non ha fatto quando governava». I soldi sono pochi ma una cosa è certa: «Le accuse che avrei tagliato i fondi alla sanità pubblica sono falsità». E per provarlo la premier si rifà ai numeri: «Nel 2019 il governo (Conte I-Conte II, ndr) ha stanziato 114 miliardi di euro per il fondo sanitario nazionale, nel 2025 noi metteremo 136,5 miliardi, 22 di differenza». La manovra «si concentra su queste priorità: lavoro, salari, famiglia, sanità» e «lo fa senza aumentare le tasse perché questo è un fatto e lo fa mantenendo i conti in ordine».

 

 

Anche in un giorno di festa entra a gamba tesa il dossier guerra. Meloni spiega come l’intento di Hamas quando ha progettato gli attentati del 7 ottobre 2023 fosse quello di far saltare gli accordi di Abramo. «Il fondamentalismo vuole isolare Israele usando la sua reazione per minare il processo di normalizzazione» sottolinea. Si dice preoccupata «dal rischio escalation» e proprio dall’isolamento crescente di Israele, prova del fatto che la strategia di Hamas stia funzionando, almeno in parte. Meloni ricorda quello che l’Italia sta facendo sia a Gaza, con il programma «Food for Gaza» che ha portato 47 tonnellate di generi alimentari nella Striscia, sia in Libano. Poi ribadisce che la diplomazia è l’unica strada possibile e per questo è importante che l’Italia mantenga un ruolo centrale nello scacchiere internazionale. E la premier ci crede: «Questa Nazione può ancora stupire, può indicare la rotta e riprendersi il suo spazio nel mondo. Forse siamo noi a non crederci abbastanza, non abbiamo fatto miracoli ma qualche soddisfazione ce la siamo presa, lo vediamo sui dati economici, sullo spread, sull’occupazione e se smettiamo di flagellarci dalla mattina alla sera e ricominciamo a credere in chi siamo - osserva -, forse davvero nessun obiettivo è precluso. Il governo ci crede, il tessuto produttivo ci sta credendo, ma dobbiamo tornare a un sano orgoglio di essere italiani, di ciò che rappresentiamo nella civiltà e di quanto ancora possiamo stupire a 360 gradi». Ma gli esami non finiscono mai e fra tre giorni (27-28 novembre) si vota per le Regionali in Liguria. «La democrazia è sempre un test, per me il voto dei cittadini è sempre sacro: non dico che se vinco è un test nazionale se perdo non conta niente» sottolinea. Le sensazioni di Meloni però sono buone: «Sono abbastanza ottimista, mi fa ben pensare il fatto che nessuno ne stia parlando». Poi ringrazia Bucci per aver accettato di scendere in campo, definisce vergognosi gli attacchi contro di lui per essersi candidato nonostante la malattia. «Nessuno di noi sa quanto tempo ha a disposizione - conclude la premier - la differenza la fa come spendi questo tempo». Già, il tempo, un concetto che ricorre e si rincorre fra le sale della Gnam.

 

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