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Mail anti-Meloni, Paragone: se la sinistra querela i giornali dopo le chat del caso Boccia

Gianluigi Paragone
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È il solito brutto vizio della sinistra, il suo peccato di presunzione che camuffa sotto mentite spoglie. Loro sono i guardiani della verità e del giusto, dell’etica e della morale. Solo loro possono dare le notizie vere; gli altri no perché la loro è propaganda, attacco alla democrazia. Assurdo. È inconcepibile che Ilaria Cucchi quereli il Tempo e chieda al direttore Tommaso Cerno di rivelare la fonte di una notizia; ed è assurdo che la sinistra ritenga che dare delle notizie sia discrezionale: quelle che riguardavano il caso Sangiuliano/Boccia andavano bene anzi non bastavano mai, mentre un pensiero espresso via chat da un magistrato andrebbe nascosto? E per quale motivo, scusate? Abbiamo ballato una estate dietro i messaggi dei due, quelli veri e quelli presunti; abbiamo giocato alla caccia al tesoro ispirati dalle storie Instagram della signora; abbiamo avvitato gossip e politica fino alle dimissioni del ministro. E ora che di gossip non c’è nulla i messaggi diventano inviolabili?

 

 

 

Quel ministro alla fine si è dimesso. Il giudice, che non solo dovrebbe essere terzo ma anche apparirlo, si inabissa lasciando a colleghi e sinistra (toh...) la difesa d’ufficio. Anche a costo di attaccare l’informazione e questo giornale colpevole di aver diffuso la notizia di cui è venuto in possesso. Chi non sta nella stessa trincea politica e "culturale" va censurato. Cerno, il Tempo. E in un certo senso pure il ministro Salvini perché non può farsi intervistare dal tguno. Quando Casalino inviava ai tg le immagini confezionate direttamente da Palazzo Chigi andava bene, vero? Quando i tg si dovevano collegare alla pagina Fb del premier Giuseppe Conte (che intanto si gonfiava di like) era normale? Ah, già, c’era la pandemia e quindi era meglio mettere la mascherina pure al giornalismo. Ora che Salvini viene intervistato e dice la sua sulla magistratura e sull’immigrazione non va bene: è propaganda attraverso la Rai. Sì può discutere sulla durata dell’intervista, certo, ma se la Rai non ha talk governativi che fanno ascolto il problema è di altra natura. Non è censura, solo incapacità.

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