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Avs vuole processare Il Tempo ma non la Salis. Scontro sull'immunità

Dario Martini
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«Ho ricevuto la richiesta delle autorità competenti in Ungheria per la revoca dell’immunità parlamentare di Ilaria Salis. La richiesta è stata inoltrata alla commissione Affari legali». È mezzogiorno quando Roberta Metsola, presidente dell’europarlamento, prende la parola nell’aula di Strasburgo. Era prevedibile che alla fine il governo guidato da Viktor Orban avrebbe chiesto di proseguire il processo alla maestra amante di occupazioni e centri sociali che per uscire dal carcere di Budapest si è fatta eleggere eurodeputata con l’aiutino della coppia verde-sinistra di Bonelli e Fratoianni. Prevedibile anche la reazione. Apriti cielo. La diretta interessata lancia la "chiamata alle armi" con una grande «mobilitazione in nome dell’antifascismo» e della «vera giustizia». La pupilla della galassia anarchica chiede che il parlamento europeo «scelga di difendere lo stato di diritto e i diritti umani, senza cedere alla prepotenza di una democrazia illiberale in deriva autocratica».

 

 

Ovviamente i leader di Avs le vanno dietro: «Siamo solidali con Salis, auspichiamo che il parlamento europeo respinga questa richiesta consapevoli del fatto che in Ungheria non sussistono le condizioni per un processo giusto ed equo», dichiarano Fratoianni e Bonelli. Insomma, Ilaria non va processata. In alcun modo. Ma c’è un’altra Ilaria, che di cognome fa Cucchi, che pare utilizzare un altro metro di giudizio. Eppure fa parte dello stesso partito di Bonelli, Fratoianni e Salis. L’altro ieri la senatrice di Avs ha denunciato Il Tempo per sapere chi sia la fonte dello scoop sulle toghe rosse. La libertà di stampa? Un inutile orpello. La segretezza delle fonti? Una minaccia da estirpare. La notizia di un magistrato che, in una conversazione via mail con colleghi dell’Anm, definisce Giorgia Meloni «pericolosa» perché «non ha inchieste»? Un fastidio che non si deve più ripetere.

 

 

Ma torniamo alla cronaca di ieri. Di parere opposto a quello dei leader di Avs è Susanna Ceccardi, europarlamentare della Lega, la quale ricorda il motivo per cui Salis deve rispondere alla giustizia ungherese. «Io penso soprattutto alle vittime delle gravi aggressioni avvenute a Budapest. Credo che meritino giustizia e ritengo sia giusto permettere a loro e a noi di capire, attraverso un equo processo, cosa sia successo e perché». Dello stesso avviso Carlo Fidanza di FdI: «No, cara Salis: non sei una martire antifascista ma una militante politica accusata di aver partecipato a una violenta aggressione ai danni di ignari cittadini, insieme ai tuoi compagni della "Banda del martello". E di questo prima o poi dovrai rispondere».

 

 

Una presa di posizione arriva anche da Zoltan Kovacs, portavoce di Viktor Orban, che in un post su X risponde direttamente a Salis: «Il fatto che tu ti comporti come se fossi una specie di vittima non è solo sconcertante, ma anche assolutamente disgustoso. Vorrei chiarirlo ancora una volta: non siete stati arrestati per le vostre "opinioni politiche", siete stati arrestati e processati per episodi di aggressione armata contro innocenti cittadini ungheresi! Tutta questa farsa è una barzelletta, non sei una democratica e non sei un martire. Sei una comune delinquente». A stabilirlo non è certo Kovacs, ma andrebbe chiarito in un processo. Processo a cui l’eurodeputata di sinistra intende sottrarsi appunto con l’immunità. Una decisione dell’europarlamento però arriverà. Anche se i tempi saranno lunghi.

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