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Governo, toghe rosse europee all'assalto della riforma della Giustizia. Lettera a Meloni e Nordio

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L’EAJ, Associazione europea magistrati, «esorta nuovamente l’Italia a rinunciare alle modifiche» della Costituzione e del «quadro giuridico che regola la magistratura». È quanto si legge in una lettera inviata dall’Associazione alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro della Giustizia Carlo Nordio. «Un organo di governo autonomo unico e comune per giudici e pubblici ministeri - si legge nel testo - offre la possibilità di garantire la necessaria forte rappresentanza della magistratura al suo interno e, di conseguenza, un’efficace protezione contro indebite influenze sulla sua indipendenza. Come reazione all’esperienza del regime fascista, i redattori della Costituzione italiana del 1946 hanno inteso calibrare l’equilibrio tra i vari poteri dello Stato. Questo equilibrio e la necessaria indipendenza della magistratura sarebbero compromessi e messi a repentaglio se la riforma proposta venisse adottata».

 

 

In una sua recente risoluzione, l’EAJ ha posto l’accento tra l’altro «sulla proposta di scissione dell’attuale unitario Csm in due separati Consigli, uno per i giudici e l’altro per i pubblici ministeri, sulla selezione per sorteggio dei componenti togati e sulla riduzione delle competenze attribuite all’organo di governo autonomo. Al riguardo, in particolare, la privazione della giurisdizione in materia disciplinare ha sollevato grande preoccupazione essendo stata considerata come ’un grave attacco all’indipendenza della magistratura, una minaccia all’equilibrio dei poteri in Italia e una chiara violazione degli standard europei’».

 

 

Nella lettera, il board EAJ ribadisce che «una selezione per sorteggio dei componenti togati dell’organo del Consiglio superiore della magistratura è in evidente contrasto con gli standard europei, secondo i quali i membri degli organi di governo autonomo della magistratura devono essere scelti dai loro pari. Il potere disciplinare è inoltre un compito centrale attribuito all’organo di governo autonomo della magistratura: il suo esercizio può incidere sulla progressione di carriera dei magistrati e deve trovare un equilibrio tra i principi di responsabilità, indipendenza e giusto processo. L’esercizio del potere disciplinare non deve essere orientato da ingerenze politiche esterne».

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