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Cerno denuncia il bavaglio di Ilaria Cucchi: "La bocca non ce la tappa nessuno"

Tommaso Cerno
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Piuttosto che rivelare la fonte di una notizia, mi faccio volentieri un po’ di galera. Così avrò modo di verificare di persona se la sinistra si comporterà con me come ha fatto con Ilaria Salis. Perché il bavaglio alla stampa libera noi non ce lo facciamo mettere da nessuno. Tanto meno da quella parte politica, che io conosco molto bene, che appiccicava i post-it gialli sulle prime pagine de La Repubblica per chiedere alla politica di non interferire sul giornalismo libero e documentato. Né ce lo facciamo mettere da Ilaria Cucchi, sorella onorevole di Stefano, vittima della violenza ingiustificata di uno Stato contro un cittadino che è morto per abuso di quei poteri che il giornalismo ha il compito di controllare.

Proprio grazie a chi ha il coraggio di andare contro il pensiero dominante, di entrare nei palazzi del potere e scovare verità scomode, com’è la mail del giudice Marco Patarnello, che ha definito «pericolosa» la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, Stefano Cucchi ebbe da questo Paese un minimo di giustizia. Insufficiente a ridargli la vita e forse anche a dirci un Paese davvero democratico, ma almeno giornalisti coraggiosi e magistrati senza tessera ci hanno dimostrato che combattere per un’idea è ancora possibile in Italia. Spiace che Ilaria abbia cambiato idea e se la prenda con noi.

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