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Meloni gate, le mail delle toghe rosse. Dal "Re di Albania" agli sfottò al governo. Ed è caccia alla talpa

Rita Cavallaro
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Una caccia alla talpa, per trovare la manina che ha svelato le trame delle toghe rosse contro il governo Meloni. E ha innalzato lo scontro con la maggioranza, dopo lo scoop de Il Tempo con quella mail del big di Magistratura Democratica, il procuratore della Cassazione Marco Patarnello, il quale, in una comunicazione tra esponenti della corrente e appartenenti all’Anm, sosteneva come la premier Giorgia Meloni fosse più forte e pericolosa di Silvio Berlusconi, «perché Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personalima per visioni politiche e questo la rende molto più forte. E rende anche molto più pericolosa la sua azione, avendo come obiettivo la riscrittura dell’intera giurisdizione e non semplicemente un salvacondotto». Poi il togato della Suprema Corte, lamentandosi delle divisioni delle correnti e dell’isolamento della magistratura nella società, avvertiva che «bisogna porre rimedio», sostenendo la chiamata alle armi contro l’esecutivo. «Dobbiamo pretendere che il Csm apra un dibattito al proprio interno e deliberi una reazione chiara e netta. Che anche l’Anm mostri il proprio approccio unitario e fermo«. Parole sconcertanti, che hanno provocato l’indignazione della premier Meloni, la quale ha pubblicato stralci della mail choc sui social, del centrodestra, che annuncia interrogazioni al Guardasigilli, e di quell’opinione pubblica che ha sempre meno fiducia nella magistratura. Anche le toghe rosse si sono indignate, ma non certo per un’inaspettata presa di coscienza, piuttosto per la rivelazione dei piani dei giudici di sinistra di entrare a gamba tesa nella linea politica del governo...

 

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