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Liguria, Orlando e le fantomatiche 5 province. Il dem: "Criticano perché hanno paura"

Mira Brunello
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Ora dice che lo attaccano perché hanno paura di perdere. Gli altri. Intendendo quei "cattivoni" che sostengono Marco Bucci, lo sfidante. Non lui, che è tornato stabilmente in Liguria per la campagna elettorale, lui, che per gli allori (ed i ministeri) che ha conquistato a Roma, si sente un po’ un’autorità. Come il Marchese del grillo, però a Genova. «Io so io e voi», come osate contrastare il mio prossimo traguardo a Piazza De Ferrari? Così non è una svista o un lapsus, come tante volte succede, Andrea Orlando conosce poco la Liguria, 4 o 5 province in fondo che differenza fa, per uno che la carriera l’ha fatta nella Capitale, l’uomo giusto al posto giusto nei miasmi del Nazareno, il più lesto ad arraffare un incarico, anche in virtù del fatto che è l’ultimo figlio con il bollino doc. L’ultimo che ha fatto in tempo a respirare l’aria del Pci, a La Spezia, la città in cui è nato e si è formato nella Fgci e poi sui banchi del consiglio comunale.

 

 

Un predestinato e da predestinato si muove "con quell’ espressione un po’ così", tipica di chi non si aspetta più di essere smentito. Come si permette il centrodestra? Come osa quel sindaco di Genova che la Liguria la conosce in lungo e largo? Non aveva di meglio da fare? Andrea Orlando si è messo a disposizione, perché Elly Schlein, la sua segretaria, di fatto non aveva più bisogno di lui. Gli aveva offerto Bruxelles o Genova, l’ex ministro opzionò per il ritorno a casa. Che a maggio gli sembrava anche la cosa più facile. Anzi praticamente già fatta, con il governatore, Giovanni Toti, agli arresti domiciliari e gli avversari di sempre di fatto annientati. Allora si può fare, ha pensato Orlando, abbandonare i divanetti di Montecitorio, i convegni sul lavoro, le interviste pensose sulla ricostruzione della sinistra, e prendersi la "grana" della Liguria, la regione dove negli anni, il "bel tenebroso" ha passato qualche fine settimana. Ingrato destino quindi, in realtà è stata una corsa tutta in salita, Giuseppe Conte, Matteo Renzi, Ferruccio Sansa, ogni giorno un problema, un’alleanza che è una baraonda. Ora gli avversari si permettono pure di denigrarlo, e lui si adombra.

 

 

Come quell’Ilaria Cavo, che dal 2022 è alla Camera con la spinta di Toti e che ora "maramaldeggia": «Orlando vorrebbe governare una regione di cui non conosce neppure la cartina geografica. Ha detto che il centrodestra governa quattro città capoluogo su cinque. Saremmo curiosi di sapere quale sarebbe la quinta provincia e se il candidato dem, che nel programma non ha l'istituzione di nuove province, magari, da sempre più abituato ai corridoi romani che alle questioni liguri, possa aver confuso la nostra regione con il Lazio, che di province ne ha cinque». Ed allora l’unico modo per rispondere, è assumere le sembianze da sceriffo: «Avrete visto che negli ultimi giorni i nostri avversari mi stanno attaccando sul piano personale con attacchi scomposti, aggressivi. Non hanno idee, non hanno proposte, sono nervosi e hanno paura di perdere. Anche perché se perdono sono rovinati, si scoperchieranno altri pentoloni, fanno quello che possono. Noi non dobbiamo rispondere, in alcuni casi risponderanno nella sede opportuna perché alcune cose dette sono false e hanno carattere diffamatorio, ma più in generale rispondiamo con le idee».

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