Meloni gate, scoppia la bufera. Mattarella: no a contrapposizioni
Mentre il governo lavora al decreto per sciogliere il nodo Albania, resta alta la tensione con la magistratura e un nuovo scontro si accende dopo la pubblicazione, da parte del quotidiano il Tempo, della mail in cui il giudice Marco Patarnello, scrivendo ai colleghi di Magistratura democratica, attacca la premier: "Meloni oggi è un pericolo più forte di Berlusconi. Dobbiamo porre rimedio", afferma il sostituto procuratore della Corte di Cassazione, nel testo rilanciato dai profili social della presidente del Consiglio che scatena una bufera di critiche. La mail, sottolinea il capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti, "ci conferma la propensione di una parte della magistratura ad invadere il campo della politica". Di "scioccante appello" contro Meloni parla Lucio Malan, presidente dei senatori FdI, seguito dalla batteria dei parlamentari del partito. Sul fronte opposizioni la segretaria del Pd Elly Schlein attacca la premier che "anche oggi ci regala la sua dose di vittimismo quotidiano", mentre proseguono le polemiche dopo l'intervento, ieri al Tg1 delle 20, del vicepremier Matteo Salvini: di "vergognoso sermone anti magistrati" parla il Movimento cinque stelle, che nelle prossime ore presenterà, come anche Italia viva, un esposto alla Corte dei Conti sullo 'spreco' di fondi pubblici per il centro migranti in Albania.
Proprio per risolvere la questione del centro di Gjader, inaugurato la scorsa settimana con l'arrivo di 12 migranti bengalesi ed egiziani, subito riportati in Italia dopo la pronuncia del Tribunale di Roma, che non ha convalidato il loro trattenimento, il governo punta ad approvare domani un decreto ad hoc in Consiglio dei ministri. La nuovissima struttura, costruita 70 chilometri a nord di Tirana, dopo l'accordo tra la premier e il primo ministro albanese Edi Rama, viene presentata come un tassello fondamentale della strategia dell'esecutivo per la gestione dei flussi migratori. Sul suo utilizzo il governo non ammette passi indietro e lo stesso ministro della Giustizia Carlo Nordio sostiene che il caso Albania nasce da una cattiva interpretazione da parte dei giudici di una sentenza della Corte Ue: "La definizione di Paese sicuro non può spettare alla magistratura - chiosa - ma è una valutazione politica pur nei parametri del diritto internazionale". Proprio sulla valutazione di Paesi sicuri insiste il decreto allo studio dell'esecutivo che arriverà domani sul tavolo della riunione del Cdm.
Alle critiche contro la magistratura risponde il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia che si dice "basito" dalle parole del Guardasigilli. "In questo clima accesissimo - afferma Santalucia - io sono fortemente preoccupato per i toni di aggressione al lavoro giudiziario che non hanno precedenti. Faccio un appello a tutti perché si ritorni ad usare la ragione e qui la ragione è che il diritto va applicato dai giudici". Sulla mail del giudice Patarnello assicura che "nessun magistrato né l'Associazione nazionale magistrati ha mai detto di voler 'porre rimedio' all'azione del presidente del Consiglio", e aggiunge: "Indulgere in altre maliziose interpretazioni non contribuisce al rasserenamento del clima istituzionale".
Uno scontro che certamente non è passato inosservato al Quirinale, da dove però non filtra nulla. In un clima tra politica e magistratura tornato incandescente, l'ultima cosa che vuole il presidente Sergio Mattarella è gettare benzina sul fuoco. In ogni caso il Colle resta attento, come da dettato costituzionale, al controllo sulla legittimità delle leggi, in rispetto sia della Carta sia delle norme europee. Il capo dello Stato, intervenendo al Festival delle regioni a Bari, si limita a osservare che "tra le istituzioni e all'interno delle istituzioni la collaborazione, la ricerca di punti comuni, la condivisione delle scelte sono essenziali per il loro buon funzionamento e per il servizio da rendere alla comunità". Quello di Mattarella è un richiamo generico a evitare strumentali scontri istituzionali e politici. C'è la questione Albania, certo, ma non solo. Le parole dell'inquilino del Colle valgono anche come sollecitazione a trovare un'intesa per l’elezione del giudice costituzionale mancante. "Vi sono, in particolare, dei momenti nella vita di ogni istituzione - sottolinea - in cui non è possibile limitarsi ad affermare la propria visione delle cose - approfondendo solchi e contrapposizioni - ma occorre saper esercitare capacità di mediazione e di sintesi. Questo è parte essenziale della vita democratica poiché le istituzioni appartengono e rispondono all'intera collettività e tutti devono potersi riconoscere in esse".