dall'albania
Migranti arrivati a Bari, Nordio: "Sentenza abnorme, provvedimenti legislativi"
Arrivano a Bari nel primo pomeriggio, a bordo della motovedetta 'Visalli' della Guardia Costiera partita al mattino dalla coste albanesi. I 12 migranti (7 bengalesi e 5 egiziani) provenienti dal centro di accoglienza di Gjader sono già in Italia (trasferiti nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo del capoluogo pugliese), a seguito della pronuncia del Tribunale di Roma che ieri non ha convalidato il loro trattenimento nella nuovissima struttura creata in base all'accordo tra Roma e Tirana. Una decisione che fa salire la tensione tra opposizione e maggioranza. Come annunciato a caldo dalla presidente del Consiglio, l'esecutivo sta studiando in queste ore un provvedimento che consenta di continuare a trasferire i migranti nei centri allestiti in Albania: l'ipotesi più accreditata, su cui dovrebbe esprimersi il Consiglio dei ministri convocato lunedì alle 18 a palazzo Chigi, è quella di un decreto legge, immediatamente efficace, che eleverebbe dunque a rango di norma primaria l'elenco dei paesi considerati sicuri per il rimpatrio dei migranti.
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L'iniziativa governativa, del resto, viene confermata a muso duro dal ministro della Giustizia Carlo Nordio: pur precisando che l'attacco non è "contro la magistratura ma contro il merito di questa sentenza", il Guardasigilli parla di una decisione "che non solo non condividiamo ma che riteniamo addirittura abnorme", e quindi - annuncia "interverremo con provvedimenti legislativi". Infatti "non può essere la magistratura a definire uno Stato più o meno sicuro", spiega Nordio, che ritiene "quasi sacrilego pensare che il governo a cui appartengo dichiari guerra alla magistratura, cosa che peraltro non è e non sarà mai. Però se la magistratura esonda dai propri poteri come in questo caso, attribuendosi delle prerogative che non può avere, come quella di definire uno Stato sicuro, allora deve intervenire la politica, perché la politica esprime la volontà popolare". Non è da meno il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, per il quale "chi impedisce di difendere i confini mette in pericolo il Paese". Per questo convoca "con massima urgenza" un Consiglio federale della Lega dopo "l'attacco all'Italia e agli italiani sferrato da una parte di magistratura politicizzata", riporta il Carroccio, annunciando nei prossimi giorni mozioni nei Comuni italiani per ribadire la necessità di difendere i confini, e dando appuntamento a sabato 14 e domenica 15 dicembre per i gazebo in tutte le città in vista della sentenza Open Arms attesa il 20 dicembre.
Dichiarazioni che, secondo la segretaria del Pd Elly Schlein, configurano "un gravissimo scontro istituzionale alimentato dal governo per coprire la loro incapacità. Non è colpa dei giudici e non è colpa dell'opposizione se non sanno leggere le leggi e le sentenze. Nessuno è al di sopra delle leggi europee, internazionali e italiane. Tantomeno lo è chi governa", attacca la leader dem, che avverte: "Per aggirare le sentenze della Corte di giustizia europea dovrebbero uscire dall'Unione europea. Non pensano che lo vogliano proporre anche se non sarebbe la prima volta". Dal Nazareno arriva quindi la richiesta di dimissioni a Nordio, perché "in un Paese democratico, la cui vita democratica e civile è regolata da una Costituzione - nella quale è limpidamente scolpito il principio della separazione dei poteri- un Ministro della Giustizia che sferra un attacco così pesante alla Magistratura e alla sua indipendenza non può rimanere al suo posto". E anche chi "per storia personale e convinzione politica" è "l'ultimo a voler difendere la magistratura", come il leader di Italia viva Matteo Renzi, sottolinea che "Giorgia Meloni ha commesso un errore clamoroso: sta sprecando centinaia di milioni degli italiani solo per un suo capriccio personale. Lei è una influencer, non una statista. Ma questo spreco di soldi degli italiani è assurdo e illogico: diventerà il suo pandoro...", aggiunge l'ex premier con chiaro riferimento alle vicende che hanno coinvolto Chiara Ferragni.