toghe scatenate

Albania, la sentenza già scritta: "I migranti tornino in Italia"

Christian Campigli

Non attacchiamo la magistratura, ma pochi giudici che si sono fatti braccio armato della sinistra per spianare a questa la conquista del Paese». Una sottolineatura, quella pronunciata da Silvio Berlusconi nel lontano 1999, che ieri si è rivelata tanto drammatica quanto profetica. La sezione diritti della persona e immigrazione del tribunale di Roma non ha ieri convalidato il trattenimento dei migranti all'interno del centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjader in Albania.

 

  

Il provvedimento era stato disposto per i dodici stranieri dalla questura di Roma il 17 ottobre scorso, i quali fanno parte dei 16 migranti (dieci provenienti dal Bangladesh e sei dall'Egitto) trasportati in Albania al Cpr di Gjader dalla nave Libra della Marina militare italiana. Una sentenza che entra a piedi uniti su un provvedimento squisitamente politico, lodato da tutta Europa, Olanda e Francia in primis. Un’idea, quella studiata per limitare l’arrivo di immigrati provenienti da Africa e Asia, che appena quarantotto ore fa era stata al centro di un incontro tenutosi a Bruxelles tra i governanti del Vecchio Continente. Pronti a seguire (se non addirittura copiare) l’innovativa proposta tricolore. Un’iniziativa resa nulla dalle cinque pagine redatte dal giudice Silvia Albano, che fanno a loro volta capo al ricorso di un cittadino proveniente dal Bangladesh e «trattenuto in Albania». Dopo aver espletato le necessarie osservazioni in fatto e in diritto, la sentenza giunge rapidamente al nocciolo della questione.

Fondamentale, per comprendere appieno il provvedimento del tribunale capitolino, la lettura della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea Grande Sezione del 4/10/2024, causa C-406/22. «Nelle conclusioni della scheda-Paese dell’istruttoria del Ministero degli affari esteri il Bangladesh è definito Paese di origine sicuro ma con eccezioni per alcune categorie di persone: appartenenti alla comunità LGBTQ+, vittime di violenza di genere incluse le mutilazioni genitali femminili, minoranze etniche e religiose, accusati di crimini politici, condannati a morte, sfollati climatici. Pertanto, in ragione dei principi affermati dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea, il Paese di origine del trattenuto non può essere riconosciuto come Paese sicuro, tanto più che la stessa sentenza sottolinea il dovere del giudice di rilevare, anche d’ufficio, l’eventuale violazione, nel caso sottoposto al suo giudizio, delle condizioni sostanziali della qualificazione di Paese sicuro enunciate nell’allegato I della direttiva 2013/32». In sostanza, il diniego della convalida sarebbe dovuto alla convinzione che il Bangladesh non sia un «Paese sicuro», e che, di conseguenza, diventerebbe inapplicabile «la procedura di frontiere e come previsto dal Protocollo, il trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto ad essere condotte in Italia».

Gli extracomunitari faranno quindi rientro in Italia questa mattina con una nave della Guardia Costiera. Durante la permanenza in Albania i migranti avevano avanzato richiesta di protezione internazionale. Richiesta tuttavia respinta dalla competente commissione territoriale per il diritto d’asilo. Al loro rientro nel Belpaese verranno accolti in centri d’accoglienza e avranno 14 giorni di tempo per presentare ricorso contro la decisione della Commissione.

 

Ovvie, prevedibili e tutt'altro che soft le reazioni politiche ad una sentenza choc. Anche perché c'è il concreto rischio che, da domani, chiunque possa entrare illegalmente nel nostro Paese. Senza, per altro, nemmeno correre il rischio di essere trattenuto e, men che meno, rimpatriato. Rabbia da parte del premier, Giorgia Meloni: «Pd-M5s-Avs chiedono a Ue procedura d'infrazione contro l'Italia. Vergogna». Va dritto al punto il presidente dei senatori di FdI, Lucio Malan: «Scandalosa la decisione del Tribunale di Roma sui centri in Albania. Alcuni magistrati politicizzati vorrebbero abolire i confini dell’Italia, non lo permetteremo». Sulla medesima linea anche la posizione della Lega. «Proprio nel giorno dell'udienza del processo Open Arms contro Matteo Salvini, l'ordinanza che non convalida il trattenimento degli immigrati in Albania è particolarmente inaccettabile e grave. I giudici pro-immigrati si candidino alle elezioni, ma sappiano che non ci faremo intimidire».