l'ue e i migranti

Migranti, a lezione da Giorgia: in Europa tutti pazzi per il modello Albania

Tommaso Manni

La lezione europea di Giorgia Meloni sul memorandum Italia-Albania. La campanella suona prima dell’inizio del Consiglio europeo, sui banchi 10 leader, compresa la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Oltre a Danimarca e Paesi Bassi che hanno giocato di sponda con l’Italia per organizzare la riunione che punta a «soluzioni innovative», i leader di Austria, Cipro, Polonia, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Malta e Slovacchia. «Curioso - scrive Meloni su X notare come, mentre quasi tutta l’Europa discute delle nostre iniziative per contenere l’immigrazione irregolare e fermare la tratta di esseri umani, alcune Nazioni considerandole come modelli, la sinistra italiana pensi unicamente ad attaccarle in maniera inconsistente e gratuita». Meloni sa di giocare su un terreno a dir poco inimmaginabile in Europa solo fino a qualche mese fa. Complice lo spostamento a destra del baricentro politico del Vecchio continente, la nuova legislatura muove i passi nel segno di un nuovo giro di vite sull’immigrazione irregolare. Tanto che l’idea di ricorrere a hotspot esterni, ovvero hub di rimpatrio al di fuori dell’Ue in cui trattenere le persone migranti in attesa di risposta alle richieste d’asilo, non è più un tabu. La stessa von der Leyen, nella lettera sulla migrazione di lunedì scorso indirizzata ai leader alla vigilia del vertice, ha finito per sdoganarli, spronando i capi di stato e di governo a «esplorare» la possibilità, traendo «insegnamenti dal protocollo Italia-Albania».

 

  

 

E così Meloni, attorno a un tavolo dove facevano capolino anche croissant e dolcetti al cioccolato, ha illustrato i contenuti dell’intesa siglata con Edi Rama lo scorso novembre, raccontando come, di fatto, funzionano i due hotspot da qualche giorno operativi: uno al porto per gestire l’arrivo delle navi e l’altro tra le montagne, dove i migranti sono destinati a permanere in attesa di un eventuale rimpatrio accelerato. Ed è proprio sul tema degli hub, riporta Palazzo Chigi, che si focalizza la riunione tra gli undici. «Un incontro molto positivo» e «con chiari obiettivi comuni», fa sapere Meloni su X. In una nota diramata al termine del vertice, il governo italiano spiega che la discussione tra i leader «si è concentrata sul concetto di Paese terzo sicuro in vista dell’attuazione delle regole del nuovo Patto di migrazione e asilo, sulla collaborazione lungo le rotte migratorie con Unhcr e Iom in tema di rimpatri volontari assistiti nonché sui "return hubs"». E il lavoro di confronto proseguirà da qui in avanti. «I leader presenti - spiega infatti Palazzo Chigi hanno concordato di continuare a mantenere uno stretto raccordo operativo anche in vista dei prossimi Consigli europei, con l’obiettivo di rafforzare e rendere sempre più efficace la politica migratoria dell’Unione europea». Che intanto si divide sul tema degli hotspot fuori dal territorio Ue. L’unico a salire sulle barricate, adirla tutta, è lo spagnolo Pedro Sanchez.

 

 

Per il resto si registrano posizioni più tiepide e a «macchia di leopardo», con la Francia divisa al suo interno -Macron contro e il governo che non disprezza, «perché no?», apre la portavoce dell’esecutivo Maud Brégeon- e la Germania scettica: «È chiaro che concetti che rappresentano poche piccole gocce se si guarda alle cifre non sono davvero la soluzione per un Paese grande come la Germania», taglia corto il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Ma c’è anche chi guarda con entusiasmo a soluzioni sulla falsariga del Memorandum Italia-Albania, come la premier danese Metter Frederiksen, socialdemocratica, o il premier olandese Dick Schoof, che, come l’ex inquilino di Downing Street Rishi Sunak, grande amico di Meloni, punta all’Uganda. Fatto sta che il modello Albania a Bruxelles è diventato un tema, di riflessione, dibattito, confronto, frizione. Trova spazio anche nel corso della discussione approfondita sulla migrazione al Consiglio europeo, dove la premier ne parla come «deterrente nei confronti dei trafficanti che non possono più assicurare destinazioni certe ai migranti».