Orlando "traballa". E rispunta il ritiro della patente. Big del Pd in soccorso
La clessidra è implacabile: 8 giorni al voto del 27-28 ottobre. Le ultime cartucce per Andrea Orlando, il campo largo dei fedelissimi (senza Matteo Renzi ma con Carlo Calenda) in Liguria si gioca il tutto per tutto. Non solo la successione a Giovanni Toti, ma anche il destino della coalizione. Da archiviare o valida alternativa a Giorgia Meloni? Il Nazareno così suona la carica per l’ultima settimana: arrivano a Genova Roberto Speranza, Stefano Bonaccini, Enzo Amendola, Maurizio Landini (oggi tra Imperia, Savona, Genova), Pierluigi Bersani e la stessa Elly Schlein (sabato), oltre ad Alessandra Todde, Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni e Carlo Calenda (in calendario lunedì). In pratica tutti a rianimare una partita che sembrava al sicuro, e che evidentemente al sicuro non è. Già la segretaria del Pd, una che con l’esito delle regionali, si gioca una buona parte del suo futuro da capitana. È in grado di tenere insieme un’alleanza che sappia vincere? Una risposta che daranno nella cabina elettorale i liguri, prima degli altri.
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Nella Regione amministrata dal centro-destra da nove anni, il campo largo mette in squadra un pezzo da novanta, parlamentare dal 2006, quattro volte ministro, leader della sinistra dem. Per dire non uno sconosciuto. Il candidato presidente del centrosinistra si immaginava un altro schema di gioco, una passeggiata che sancisse il suo ritorno a casa. Ed invece la campagna elettorale è particolarmente ostica, anche perle ricadute nazionali che avrà. In primis quelle interne al centrosinistra, tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi: si può fare a meno del leader di Italia Viva, come pretende il M5S? Nelle ultime ore poi il nervosismo è diventato palpabile. Lo sfidante del centro-destra, il sindaco di Genova Marco Bucci, è stato «infilzato» da una polemica rumorosa su alcune sue dichiarazioni: «chi fa figli contribuisce al successo della nostra società». O come quella sulla supposta privatizzazione dello stadio di Genova. Segno che il campo largo non tralascerà nulla per prevalere, e che nell’ultimo miglio si rischia una sorta di lotta nel «fango».
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Sull’altro fronte, invece, Dagospia rispolvera la sospensione della patente per tre mesi in cui incorse nel 2010 Andrea Orlando per guida in stato di ebrezza, archiviata dal giudice di pace, come sottolinea lo stesso ex ministro. Nervi a fior di pelle quindi, per un risultato importante, anche perché anticipa quello che si terrà tra qualche settimana in Umbria ed in Emilia Romagna, il 17-18 novembre. Il triplete è scomparso dalla schedina del Nazareno, avanzano piuttosto gli incubi. Come quello di uscire dal turno elettorale autunnale, confermando una sola, delle tre regioni, che andranno al voto. Eppure sulla piazza unitaria del 25 ottobre (a poche centinaia di metri da quella del centro-destra) con i cinque leader non ci sono ancora certezze. Giuseppe Conte aveva confermato ma poi non si è saputo più nulla. Insomma avanti tutta, ma in ordine sparso.