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Pd, lo strappo nella sinistra: “Come facciamo a non votare Fitto?”

Edoardo Romagnoli
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Mentre in Aula monta la discussione in vista del Consiglio europeo di domani e venerdì, in Transatlantico, a dispetto del solito, il movimento è poco e l’aria è distratta. I giornalisti fanno la spola tra un Mantovano che appare velocemente e ancor più rapidamente si dilegua e un Conte che affida a pochi cronisti le sue considerazioni. A ravvivare la situazione ci pensa un’apparizione. «Ma che ci fa qua Corsini?» si chiede un cronista. Il dirigente Rai sfila tra i divanetti bordeaux in sneakers nere. Si ferma a scambiare due chiacchiere con alcuni colleghi poi si dirige in buvette. La curiosità è tanta e la domanda è d’obbligo: «Che ci fa qua Corsini?». In gergo si direbbe «pastura», forse per cercare di rinsaldare una posizione che in molti definiscono a rischio.

 

 

Nel frattempo sui divanetti del Transatlantico c’è un’altra domanda che corre di bocca in bocca: votare Fitto o non votare Fitto? Questo è il dilemma nel Pd (perché gli alleati M5S e Avs hanno le idee chiare sul non votarlo) che prende forma in due interventi, uno al Senato con Graziano Delrio e uno alla Camera con Elly Schlein. Per Delrio non ci sono dubbi «noi sosterremo sicuramente la Commissione von der Leyen e quindi non c'è un tale dubbio: i Democratici non voteranno mai contro, ma sono anche orgogliosi se l'Italia ha un ruolo di prestigio». Mentre la segretaria è più cauta: «È inutile che la presidente Meloni venga a darsi pacche sulle spalle da sola sul portafoglio offerto a Fitto. Noi, che non siamo come voi, valuteremo attentamente le audizioni di tutti i commissari, Fitto compreso». Il Pd è spaccato e difficilmente si troverà una sintesi: la sinistra del partito non voterà per il commissario italiano, gli «altri» lo faranno. E per evitare che poi qualcuno dal governo possa accusare i dem di essere anti italiani Schlein «corregge» la versione della premier che, nei due rami del Parlamento, ha ricordato come all’epoca dell’elezione di Gentiloni anche Ecr votò a favore. «Nella scorsa legislatura all’atto della nomina di Paolo Gentiloni, quando proprio Raffaele Fitto, in rappresentanza di Fratelli d’Italia, si espresse a favore del candidato italiano poi il gruppo di Ecr votò in suo favore» ha ricordato Meloni. «Ci sono momenti in cui l’interesse nazionale deve prevalere su quello di parte e mi auguro sinceramente che questo momento sia uno di quelli, senza distinguo e senza tentennamenti» ha sottolineato la premier.

 

 

Una versione che Schlein non può far passare. «Non pensi, Meloni, di venire qui a dare lezioni. Perché lei chiamò una piazza contro Gentiloni» commissario europeo. «A votare a favore fu il vostro capogruppo olandese, ma voi votaste contro, Fitto compreso a tutta la Commissione europea», ha dichiarato Schlein come a dare il via libera a quegli eurodeputati che hanno in mente di non dare il voto a Fitto.

 

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