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Dossieraggio, intervista a D'Attis: “Stop a De Raho e Scarpinato in Antimafia. M5S? più garantisti di noi”

Pietro De Leo
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Il Tempo telefona a Mauro D’Attis, deputato di Forza Italia e vicepresidente della Commissione Antimafia, quando le agenzie hanno appena battuto una notizia su cui val la pena ragionare. Roberto Scarpinato, ex magistrato, Senatore del Movimento 5 Stelle e anche lui componente della Commissione, ha chiesto alla Presidente dell’organismo Chiara Colosimo di restituire alla Procura di Caltanissetta gli atti che riguardano, tra i vari elementi, le intercettazioni di una conversazione tra lui e Gioacchino Natoli. Quest’ultimo è un ex magistrato, indagato per presunto favoreggiamento alla mafia su un filone dell’inchiesta «mafia-appalti».

Cosa insegna questa vicenda?
«È un fatto gravissimo. In ufficio di Presidenza ho osservato che è come se si dicesse alla Procura di Caltanissetta: "vi siete sbagliati a mandare le carte"».

Dove sarebbe lo sbaglio?
«La tesi è che le indagini sono ancora in corso. Ma non sarebbe il primo caso di trasmissione di atti da parte delle Procure alla Commissione Antimafia quando le indagini sono ancora in corso. Non si capisce perché, proprio su queste indagini, in cui in un certo senso Scarpinato è interessato, anche se non coinvolto dall’inchiesta, le carte non debbano essere trasmesse. In ogni caso, queste non sono valutazioni che competono alla Commissione Antimafia. Quest’ultima, infatti riceve le carte. Semmai è la procura a doverlo fare. Peraltro, ancor più grave è l’accusa mossa dal Movimento 5 Stelle nei giorni scorsi di un dossieraggio ai danni di Scarpinato che secondo loro sarebbe partito dalla Commissione. Un’accusa neanche tanto velata al centrodestra. Ma gli atti non sono stati neanche depositati! Sono stati ricevuti e protocollati, ma nessuno di noi ha avuto modo di leggerli».

 



Questa vicenda allaccia un filo rosso con quella di Federico Cafiero De Raho, attuale vicepresidente della Commissione e anche lui del Movimento 5 Stelle. I pentastellati sono sempre stati per la trasparenza, del «non poteva non sapere», della sacralità degli atti giudiziari. Hanno cambiato idea?
«Siamo al paradosso...facendo una battuta, nel Movimento 5 Stelle sono diventati oltranzisti del garantismo e fanno impallidire persino noi di Forza Italia. Non è che sono contrari alla pubblicazione delle carte processuali, loro vanno oltre, non vogliono proprio farle arrivare in Commissione! Comunque, tornando seri, questa vicenda Scarpinato crea una condizione in Commissione che va molto oltre l’imbarazzo. Se si interviene dicendo che gli atti devono essere restituiti, evidentemente si sta esercitando un condizionamento. E non va bene».

 



Nell’ambito delle rispettive vicende, ci sarebbe possibilità per la Commissione di audire De Raho e Scarpinato per i fatti che li riguardano, anche se sono componenti?
«Questa possibilità al momento non c’è. Però la Presidente Colosimo ha proposto una legge istitutiva della Commissione Antimafia per sancire il cosiddetto obbligo di astensione per gli interessati - cosa che peraltro abbiamo invocato più volte - alla partecipazione nelle vicende che li riguardano. Oggi parliamo di De Raho e Scarpinato, ma il principio un domani può essere applicato a chiunque».

Quanto sono da orientamento le parole di Lucia Borsellino sul diritto alla verità e il ricordo sulla solitudine del padre nella Procura di Palermo nelle settimane prima di essere ucciso in via D’Amelio?
«Noi abbiamo sempre dato molta importanza alle parole di Lucia Borsellino e di suo marito. In questa legislatura, questa Commissione Antimafia ha contribuito a riportare in primo piano la strage di via D’Amelio e la riapertura dell’inchiesta di Caltanissetta dimostra che c’è da cercare ancora la verità».

 

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