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Migranti, altra condanna per Lucano: non tornano i conti, danno erariale da 530mila euro

Gaetano Mineo
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Arriva un’altra condanna per Domenico Lucano. Ennesima testimonianza di un modello “Riace” che continua a fare acqua da tutte le parti. Un modello che tuttavia ha lanciato la sua popolarità, contribuendo alla sua rielezione non solo a sindaco di Riace, paesino calabrese di duemila anime, ma pure a eurodeputato della coppia Bonelli&Fratoianni. E ora, sulla testa di Lucano, pendono due condanne: una civile, della Corte dei conti di Catanzaro; l’altra penale, della Corte d’Appello di Reggio Calabria. Ma andiamo con ordine, partendo dalla condanna inflitta all’europarlamentare dai magistrati contabili proprio due giorni fa, l’11 ottobre. Una sentenza pesante, la 215/2024, di 475 pagine, e che oltre all’esponente di AVS, sono stati condannati altri 39 tra amministratori locali e titolari di cooperative e associazioni attive in Calabria. Una sentenza che ha imposto un maxi risarcimento di oltre 4,2 milioni di euro per malagestione dei fondi pubblici.

 

 

Le indagini della Corte dei conti e della Procura di Locri hanno fatto emergere gravi irregolarità, in sostanza, nella gestione dei fondi destinati all’accoglienza. Un passaggio chiave è rappresentato dalla convenzione del 4 luglio 2011, stipulata da Lucano in qualità di sindaco e da Salvatore Mazzeo, ex dirigente del settore Protezione Civile della Regione Calabria, in qualità di soggetto attuatore per l’emergenza migranti. Questo accordo prevedeva un compenso di 46 euro al giorno per ogni migrante ospitato nelle strutture, con un incremento fino a 80 euro per migranti appartenenti a categorie vulnerabili, come donne incinte e persone disabili. Secondo i magistrati contabili, numerose delle prestazioni previste dalla convenzione non vennero effettivamente fornite, o comunque non nei modi previsti. In particolare, durante il processo è emerso che diverse strutture non erano conformi agli standard minimi richiesti, e che il Comune di Riace non avrebbe svolto le necessarie verifiche sulla documentazione presentata dai subappaltatori responsabili dell’erogazione dei servizi. Questa mancata vigilanza ha portato a un uso distorto dei fondi pubblici, con accuse di indebita locupletazione e malversazione.

 

 

Un altro degli elementi centrali delle critiche mosse contro l’europarlamentare di sinistra, riguarda il sistema di gestione indiretta dei fondi per l’accoglienza. Invece di gestire direttamente i servizi, il Comune di Riace aveva affidato tale compito a una serie di cooperative sociali e associazioni private locali, attraverso convenzioni stipulate senza l’indizione di gare d’appalto o procedure competitive. Questo metodo, ha suscitato sospetti di favoritismi e mancanza di trasparenza. Tra le cooperative coinvolte, la "Le Rasole Società Cooperativa Sociale", la "Calabriaccoglie Consorzio di Cooperative Sociali", "Promidea Cooperativa Sociale”, "Centro di Solidarietà il Delfino Società Cooperativa Sociale” e “Cantieri Società Cooperativa Sociale. Le accuse sostenute dalla Procura di Locri si basavano sul fatto che queste cooperative avrebbero ricevuto compensi sproporzionati rispetto ai servizi effettivamente forniti. Il Comune, infatti, non avrebbe svolto controlli sufficienti sulla qualità e sull’efficacia dei servizi erogati, contribuendo così a un uso distorto delle risorse pubbliche.

 

 

Un altro degli aspetti più critici emersi dalle indagini è legato alla cosiddetta questione dei "posti letto disponibili ma non occupati". Secondo le accuse, Riace riceveva fondi anche per posti letto che, in realtà, non erano occupati da migranti, ma che venivano comunque rendicontati come se fossero stati utilizzati. Questa pratica ha contribuito a gonfiare i bilanci e ha fatto scattare l'accusa di indebita locupletazione. E così Lucano, ora dovrà risarcire alla presidenza del Consiglio dei ministri 531.327,65 euro, somma che dovrà corrispondere in solido con Mazzeo e altri soggetti coinvolti. Nonostante le pesanti accuse e le condanne, Lucano ha sempre negato ogni addebito, sostenendo che le sue azioni erano dettate esclusivamente da motivazioni umanitarie e dalla volontà di garantire il benessere dei migranti accolti a Riace. Tuttavia, i legali dei condannati hanno già annunciato la loro intenzione di contestare la sentenza, quindi un nuovo capitolo potrebbe aprirsi in Cassazione.

Oltre alla condanna per danno erariale, Lucano, come detto, è attualmente imputato in un altro processo, il cosiddetto "Xenia" e che riguarda ulteriori presunte irregolarità sempre nella gestione dell'accoglienza a Riace. L'udienza finale del processo è stata fissata per il 6 novembre prossimo presso la Corte di Cassazione. Nel 2023, l’eurodeputato è stato condannato a 18 mesi di reclusione con sospensione condizionale per il reato di falso, una condanna che ha ribaltato la pesante sentenza di primo grado, che prevedeva 13 anni e 2 mesi di carcere per reati legati alla gestione dei fondi pubblici. A questo punto, come per la compagna di partito, Ilaria Salis, anche per Lucano potrebbe tornare utile l’immunità da eurodeputato.

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