L’ULTIMA TROVATA

Libano, Soumahoro come Razzi fa il pacificatore: visita all’ambasciatrice in Italia

Christian Campigli

Che ingenui, i potenti del mondo. Mobilitano la diplomazia internazionale, cercano accordi, studiano soluzioni, buttano giù piani ed ipotesi complesse. Quando invece la soluzione per riportare la pace in Medio Oriente è così semplice, scontata, sotto gli occhi di tutti: farsi aiutare dalla primula rossa della politica italiana, l'ex stella nascente dell'universo progressista: Aboubakar Soumahoro. L'uomo entrato con gli stivali sporchi di fango in Parlamento (in spregio non tanto per Montecitorio, ma bensì per quello che rappresenta per la democrazia italiana) grazie alla lungimiranza della coppia d'oro del gol di Avs, Nicola Fratoianni ed Angelo Bonelli, si è mosso in prima persona, come un moderno Antonio Razzi (ma senza l'innata ironia del già senatore abruzzese).

 

  

 

Il fondatore di Italia Plurale, stanco di un conflitto sanguinoso ed ingiusto (ammesso ne esistano di adeguati), ha deciso di incontrare di persona l'ambasciatore del Libano nel nostro Paese. Immancabile, come le zanzare a primavera e le piogge in autunno, il post pubblicato sui social del nativo di Betroulillie. «Con S.E. Mira Daher, ambasciatrice del Libano in Italia, per esprimere vicinanza al popolo libanese, aggredito da Israele. Questa follia di Benjamin Netanyahu ha già causato 2200 vittime e quasi 1,2 milioni sfollati. In queste ore, Israele ha sparato contro le basi Unifil, forza di interposizione dell’Onu in Libano, dove sono rifugiati i soldati italiani. Israele non ha né rispetto né considerazione alcuna del diritto internazionale. Gli orrori di Netanyahu vanno fermati in Libano e a Gaza». Allegata, una foto nella quale l'ex sindacalista ha sfoggiato un sorriso a trentadue denti, quasi avesse davvero trovato la soluzione ad una tensione che si protrae dal lontano 1948.

 

 

Scorrendo i commenti su Facebook, è possibile leggere l'osservazione di Livio Colasanto, che pone una domanda tanto ovvia quanto giudicata, dai nipotini di Carlo Marx, come provocatoria: «Magari una parolina sui crimini di Hezbollah, sui morti provocati dai suoi missili, sui suoi attacchi in assenza di qualsiasi provocazione.... No eh?». Come dire, sarà mai possibile, in una guerra che va avanti da 76 anni, la colpa sia tutta da una parte? E che il popolo oppresso, quello da salvare e santificare sia solo quello palestinese? Che non esista una questione legata al terrorismo e all'operazione alluvione Al-Aqsa del 7 ottobre 2023? Evidentemente, per l'universo di sinistra, le risposte a tali quesiti sono, nell'ordine, sì, sì, no. Dopo aver scritto e parlato per mesi, anni di immigrazione, di diritto di cittadinanza, di razzismo e di ius soli, Aboubakar Soumahoro ha deciso ora di buttarsi sulla guerra. Ah, cosa non si farebbe per un like in più.