Dossieraggio, finalmente l'Antimafia vuole interrogare De Raho
L’Antimafia è pronta a interrogare De Raho sui dossier. In arrivo la proposta per cambiare le regole in Commissione e poter così convocare l’ex pm che, allo stato, perché vice presidente e componente della stessa, non può essere audito. Secondo la normativa attuale, il deputato del Movimento 5 Stelle, pur trattandosi di fatti che, in un modo o nell’altro, si intrecciano con quello che era il suo precedente ruolo all’interno della Dna, non può riferire. Ecco perché la strategia della maggioranza per capire di più sui famosi accessi abusivi del finanziere Pasquale Striano sarebbe chiedere alla presidente Colosimo un’immediata modifica dell’ordinamento, in modo che anche chi fa parte dello speciale organo possa essere sottoposto agli interrogativi dei parlamentari. Sulla questione non si sbilanciano i vari membri della Commissione, ma è chiaro come, a parte Pd e M5S, sia stata già trovata un’intesa a riguardo.
Secondo Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia, intanto, «è fondamentale e urgente un’attività investigativa da parte della Commissione. Non deve limitarsi a fare delle audizioni, ma deve indagare con i poteri che le sono stati conferiti dalla legge. Occorre un’indagine vera e propria per accertare quanto è accaduto. Faccio più affidamento su questa che su quelle che potrebbero essere le parole dell’ex togato. Cosa vuole che dica. Detto ciò, al momento opportuno, saranno effettuate le valutazioni sul fatto che debba essere ascoltato o meno». Per Gianluca Cantalamessa della Lega, considerando gli ultimi risvolti giudiziari, sarebbe opportuno che «De Raho, se ha qualcosa da dire, come sembrerebbe, considerando tutto quello che sta venendo fuori, sarebbe il caso che lo faccia». Per l’esponente del Carroccio, intanto, la sua presenza, quando si parla del cosiddetto "verminaio" è a dir poco inopportuna: «Ci fa piacere che non abbia partecipato alle due ultime audizioni. La sua partecipazione, in tal caso, è una mancanza di rispetto nei confronti della terzietà che dovrebbe garantire l’Antimafia. Un audito potrebbe non sentirsi libero di parlare di un commissario davanti allo stesso».
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Tra chi è sempre stato favorevole a un chiarimento da parte dell’ex capo della Dna Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva: «Siamo stati i primi a chiederlo. Non abbiamo mai creduto nella tesi dell’incompatibilità. A noi interessa sapere soltanto cosa ha da dire sul tema. Continua, invece, a far finta di niente e ciò è incredibile». Su un cambio di regolamento per ascoltarlo, però, la parlamentare si dichiara scettica: «Non mi convince questa soluzione. Sono una persona che ha rispetto delle regole e non le cambio per un caso specifico. Piuttosto faccio appello alla coscienza di De Raho. Dovrebbe sentire l’esigenza di chiarire nel merito della funzione che ha avuto. Esistono tanti modi per farlo. Basta una semplice conferenza stampa. Detto ciò, non facciamo processi alle intenzioni. Siamo e restiamo garantisti».