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Europatrimoniale, la pagheranno gli italiani. E Landini salta sul carro

Christian Campigli
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Non solo non lascia ma, anzi, raddoppia. Nonostante la pioggia di critiche feroci, giunte sia da destra, che dagli alleati centristi, Elly Schlein è tornata alla carica con uno dei mantra più stantii della sinistra italiana: la patrimoniale. Un provvedimento che trasuda l’innato odio dei nipoti di Carlo Marx per chi ha avuto successo nella vita e ha guadagnato più della media. E non tiene conto dei nefasti effetti che avrebbe sull’economia reale (leggi, le aziende fuggirebbero dal nostro Paese). La donna dai tre passaporti è tornata ieri sul tema rilanciando la proposta a livello continentale. «La prima cosa da fare è combattere l’evasione fiscale, abbiamo un governo che ha fatto 20 condoni, è un segnale per chi vuole fare il furbo. Noi non saremmo d’accordo ad alzare le tasse sul ceto medio, ma penso che faccia bene Lula a chiedere ai governi una tassa internazionale sui super ricchi - ha affermato il segretario dem a SkyTg24 - Questa discussione si può fare. Quindi bene una tassazione progressiva, ma non alzando le tasse al ceto medio, si può discutere di una patrimoniale a livello europeo, internazionale, concertato».

 

 

 

Una presa di posizione che ha mandato in brodo di giuggiole il segretario della Cgil, Maurizio Landini: «La patrimoniale europea? Certo che bisogna andare a prendere i soldi dove sono, ma bisogna applicare un principio della nostra costituzione preciso di cui il governo prende solo una parte, la progressività. La flat tax non è progressiva. Nel 1970 in questo paese c’erano 32 aliquote, non tre. La più bassa era il 10% e la più alta era al 72%. Oggi la più bassa è al 23% e la più alta al 43%». Una battaglia, quella per far piangere tutti i ricchi del Vecchio Continente, che annovera tra i suoi soldati più fedeli il capo delegazione del Partito Democratico al Parlamento europeo, Nicola Zingaretti: «È corretto porre il tema dell’equità e progressività fiscale a livello globale ed è corretto che l’Europa ne discuta seriamente. Il paradosso è che a gennaio 250 miliardari a Davos lo hanno addirittura chiesto e nessuno fino a ora ha raccolto quella posizione». Il gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici sogna «l’attuazione di un’imposta patrimoniale negli Stati membri per finanziare in parte la transizione sociale e climatica dell’Ue come nuova risorsa propria per rafforzare il bilancio dell’Ue».

 

 

I socialisti vorrebbero «una tassazione minima effettiva delle plusvalenze a livello dell’Ue, un’accisa sul riacquisto di azioni da parte delle società (schemi di riacquisto di azioni proprie), armonizzata a livello dell’Ue per evitare distorsioni del mercato finanziario dell’Ue, un quadro perla tassazione sistematica degli utili inattesi, un’imposta sulle transazioni finanziarie su vasta scala, fissata a un livello sufficientemente elevato da scoraggiare la speculazione e generare entrate significative e una lotta rafforzata contro l’evasione fiscale». A sinistra, la gara a chi la spara più grossa si fa accesa e Nicola Fratoianni, leader di Avs, non ha alcuna intenzione di giungere secondo. Così, ieri mattina ha messo nero su bianco il proprio pensiero e lo ha pubblicato sulla propria pagina Facebook: «Le strade sono due: tagliare sui servizi o tassare i ricchi. Meloni ha già scelto: farà pagare il conto dell'austerity a lavoratori, pensionati e giovani, come un governo tecnico qualunque. Perché i ricchi non vanno toccati mai e poi mai. La underdog italiana ha paura dei salotti, della grande stampa, del giro degli amichetti. Meglio e più facile negare qualche Tac a qualche decina di migliaia di cittadini italiani. Un disastro della destra, su tutta la linea».

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