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7 ottobre, l'imbarazzo di Schlein: "Il Pd era in Sinagoga". Ma lei non ci è andata

Aldo Torchiaro
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L’allarme scuote le comunità ebraiche italiane. I dati si rincorrono, il Viminale conferma l’aumento delle violenze denunciate dagli ebrei in tutto il Paese. E in tutta Europa. La Francia certifica 887 aggressioni antisemite negli ultimi mesi. Un’emergenza. Ma non per tutti. È un tema che non sembra interessare i partiti del centrosinistra, fermi nella condanna di Netanyahu e stranamente distratti quando si tratta di condannare gli atti di antiebraismo, antisionismo e antisemitismo che pure si ripetono con sempre maggiore evidenza. Le università e i licei propagano l’infezione. E si alza la voce di Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane: «Sappiamo cosa sta accadendo nei licei e nelle università italiane: quale sia il racconto su Israele, l'antisemitismo crescente, gli incitamenti all'odio e alla violenza. Penso a una regia che orienta coscienze, che paga, finanzia, indottrina e recluta, che usa i canali del fondamentalismo, gridando al dolore e al male».

 

 

Per sfuggire al dolore il Pd ha deciso di non sottoporsi al lancinante ricordo del sette ottobre che è stato fatto al Tempio Maggiore di Roma, lunedì. C’erano, insieme con tutte le autorità delle comunità ebraiche e la rappresentanza in Italia di Israele, tutti gli esponenti del centrodestra, guidati da Giorgia Meloni e da Matteo Salvini. C’era, a onor del vero, Azione con Carlo Calenda e Italia Viva con Maria Elena Boschi e Gennaro Migliore. Il Partito Democratico era a malapena rappresentato dal solo Beppe Provenzano, che si occupa di Esteri per il partito, e da Piero Fassino. Bisognerebbe anche capire se si può derubricare l’emergenza dell’antisemitismo in Italia come tema di "esteri”. Elly Schlein, che alla sinagoga di Roma non è andata, ieri ha replicato a SkyTg24: «Il Pd c’era, con il responsabile Esteri Provenzano e altri deputati». Chi era lì e ha fotografato gli ospiti dell’evento potrebbe smentirla facilmente, ma guardiamo almerito di quell’assenza. «Sì, l’aumento dell’antisemitismo è preoccupante», concede Schlein, «ma il governo israeliano sta volutamente alimentando questo conflitto e questo non è antisemitismo, ma critica legittima», pensa bene di aggiungere la leader dem, rincarando la dose: «Siamo contrari al fatto che Israele venga rifornita di armi, perché questo finisce solo per allontanare il cessate il fuoco: Meloni dovrebbe fare come Sanchez e riconoscere lo Stato di Palestina». Certo con queste premesse si capisce chiaramente perché Schlein diserti le iniziative dell’ambasciata israeliana.

 

 

Glielo fa notare qualche esponente dell’ebraismo progressista come il consigliere comunale Daniele Nahum che a Milano straccia la tessera del Pd: «Ambiguità insopportabili su Israele, vedo sempre più spesso dirigenti dem che partecipano senza fare distinzioni alle manifestazioni che inneggiano alla cancellazione dello Stato di Israele». L’antisemitismo allarma invece i partiti della maggioranza. «Il 7 ottobre di un anno fa ha fatto emergere quel fondamentalismo e antisemitismo che ci preoccupa, ed ecco il motivo per cui tutte le istituzioni devono essere solidali e al fianco al popolo di Israele e allo Stato di Israele. Lottare contro l’antisemitismo è un nostro dovere», dice il deputato di FdI Emanuele Loperfido. «Aver sentito certi slogan nelle manifestazioni Pro-pal qui in Italia ha destato orrore, ringraziamo il ministro Piantedosi per come ha gestito la situazione, e bene ha fatto a non autorizzare quelle manifestazioni, ma ritengo che sia gravissimo che ci sia ancora chi liberamente può sostenere nel nostro paese messaggi come 'liberiamo la Palestina dal fiume al mare', il che significa "distruggiamo lo Stato di Israele"», ha dichiarato Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera. Secondo Molinari «dietro un peloso pacifismo c'è una subdola dimostrazione di un profondo antisemitismo».

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