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7 ottobre, i leader di Pd e M5S scelgono i tweet. Ma in sinagoga non si fanno vedere

Aldo Torchiaro
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La prima pagina de Il Tempo con cui ieri abbiamo raccontato certe distrazioni di Schlein, Conte, Fratoianni e Bonelli – che su Israele scivolano nella complicità – ha fatto infuriare il centrosinistra. La frase che circolava di più, «Vi rendete conto? Dileggiate quattro segretari di partito!», non mette gli interessati al riparo dal caso che si è prodotto subito dopo, in mattinata. Quando alla celebrazione ufficiale del primo anniversario della strage del 7 ottobre la sinistra non c’era. Assente ingiustificata. Se al Tempio Maggiore la cerimonia aveva il sapore dei grandi eventi istituzionali – in sala la premier Giorgia Meloni, il sindaco Roberto Gualtieri, con la fascia tricolore, in video il presidente della repubblica israeliano, Isaac Herzog – l’assenza pressoché assoluta dei vertici Pd, M5S e Alleanza Verdi Sinistra si è fatta notare, eccome. E ha scatenato immancabili polemiche. Le opposizioni hanno ignorato, quasi al gran completo, l’invito che era stato formalizzato dall’Ambasciata di Israele. Inappuntabile come solo la diplomazia sa essere, l’ufficio del cerimoniale israeliano si era premurato di far sapere ai leader di tutte le forze politiche che la loro presenza era non solo gradita ma attesa. Con tanto di posti riservati tra i banchi lignei del più solenne luogo di culto dell’ebraismo italiano.

 

 

Elly Schlein non si è fatta vedere. Giuseppe Conte neanche. Di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli neanche l’ombra. Gli inguaribili ottimisti dell’ambasciata israeliana non ci saranno rimasti troppo male, speriamo. Chi conosce i soggetti tiene basse le aspettative. Da Milano il consigliere comunale Pd Daniele Nahum, esponente della comunità ebraica, ha restituito la tessera già da qualche mese. «Da quando ci sono le manifestazioni Pro Pal che inneggiano alla distruzione dello Stato di Israele, il Pd non ha trovato modo di prendere le distanze e condannare i toni inaccettabili che sentiamo nei cori "Dal fiume al mare, Palestina libera". Anzi, ci sono stati esponenti del Pd che a quelle manifestazioni hanno partecipato e sono intervenuti». A un certo punto, colta evidentemente in fallo, Schlein ha dettato un’agenzia per dirsi – questo, almeno – solidale con le famiglie delle vittime «trucidate barbaramente» un anno fa. Però aggiunge: «La reazione del governo di Netanyahu ha portato nel corso di quest'anno al massacro di oltre 40mila persone a Gaza», dice Schlein senza precisare che la fonte è il "Ministero della salute" di Hamas. Dichiarazione dal sapore ambiguo, soprattutto se fatta nella data in cui si ricorda il pogrom più grave subìto dagli ebrei dopo la Shoah.

 

 

Certo, il Pd ha mandato Piero Fassino (che ha fondato Sinistra per Israele) e Beppe Provenzano. Il numero due di Schlein e responsabile Esteri del partito. Ma nell’occasione in cui c’erano i renziani Boschi e Nobili, diversi segretari di partito, Meloni, Salvini e perfino Carlo Calenda, la leader dem avrebbe potuto e forse dovuto esserci. E Conte? Prova a rovesciare il tavolo. «Italia e Ue sono assenti sul fronte delle azioni per la pace», dice. E anche lui coglie l’occasione per stilare una lista di malefatte di Netanyahu, che dopo aver computato a sua volta «la devastante e criminale carneficina di oltre quarantamila civili palestinesi» culmina con «morti e sfollati in Libano». Un singolare modo di esprimere solidarietà a Israele. Fabrizio Cicchitto, esponente socialista presente, è attonito : «Mai avrei creduto di assistere a una tale asimmetria politica in una occasione come questa».

 

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