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7 ottobre, la sinistra del silenzio che inneggia ai terroristi di Hamas

Mira Brunello
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Gli antisemiti, per la sinistra ufficiale, sono sempre gli altri. Settimane a rilanciare l’inchiesta di Fanpage sui giovani di Fratelli d’Italia, enfasi e titoli d’apertura sui media di riferimento, poi silenzio «tombale» sulle manifestazioni, spesso anche violente, organizzate in giro per l’Italia dai movimenti pro Pal, che pure la settimana scorsa avevano definito la senatrice a vita Luciana Segre «agente sionista». Una doppia morale che in alcuni casi diventa persino eclatante. Come è avvenuto sabato a Roma, assembramento non autorizzato a piazzale Ostiense, disordini e bombe carta, ben 34 agenti di polizia feriti, ma anche a 24 ore di distanza, nessuna reazione del Pd, e figuriamoci da Avs o M5S: nessuno interviene, nessuno solidarizza, nessuno che abbia qualcosa da dire. A trenta ore dai fatti, la segretaria Elly Schlein interviene da Massimo Gramellini su La7 per dire soltanto che: «il Pd è lontanissimo dai violenti, ma in quella manifestazione c’erano anche tanti giovani che volevano manifestare pacificamente». Giuseppe Conte, Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni, invece non pervenuti. Un silenzio che si trasforma per quello che è: acquiescenza, convivenza, o nel migliore dei casi precario equilibrio.

 

 

Lo aveva segnalato uno che li conosce bene, lo storico ed ex deputato Andrea Romano: «Non si può ammettere una manifestazione inneggiante al terrorismo nel cuore della capitale». Per poi mettere il dito nella piaga: «Cosa fa il centrosinistra? Silenzio. Solo poche voci si sono sentite per esprimere vicinanza a Israele sotto attacco. Niente in vista della manifestazione del 5 ottobre». E puntualmente è andata così: i pro Pal hanno invaso Roma con i loro slogan farneticanti, ci sono stati tafferugli ma la sinistra aveva altro da fare. Una situazione che in qualche modo riecheggia un’abitudine da anni‘70 sui ‘compagni’ che sbagliano, laddove i compagni allora erano i terroristi delle Brigate Rosse. Ed oggi coloro che inneggiano allo sterminio di Israele, come avamposto delle democrazie occidentali. Ed infatti il ministro degli Esteri Antonio Tajani li paragona alle «SS e alla Gestapo, come loro uccidono vittime innocenti, donne, bambini, neonati, andando a prendere casa per casa cittadini israeliani». Fa rumore l’unico senatore dem che ha il coraggio di distinguersi e di scrivere sui social: «Nemico della democrazia chi vuole cancellare Israele. Hamas, Iran, Hezbollah sono contro la pace e la stessa causa palestinese. Isolare chi manifesta con slogan dei terroristi». Ovvero Walter Verini, un umbro di Città di Castello, accompagnato da Matteo Mauri che solidarizza con gli agenti feriti.

 

 

Di casi di «antisemitismo» strisciante da parte della sinistra, sono piene le pagine dei quotidiani locali. Uno riguarda il consiglio comunale di Firenze, dove la maggioranza dem che sostiene la sindaca Sara Funaro, approva a maggioranza un documento (con il solo voto contrario di Fratelli d’Italia) sul Medio Oriente. L’estensore dell’atto, il capogruppo del Pd Luca Milani scrive che Israele deve tornare ai confini precedenti al 1967. Non un banale tecnicismo, come sottolinea il console onorario Marco Carrai, vorrebbe dire consegnare le alture del Golan, da cui Israele si difende dai terroristi, ai suoi nemici. Ovvero a quelli che il 7 ottobre hanno compiuto un vero e proprio progrom. Un «disagio» che descrive bene il Presidente del Senato Ignazio La Russa: «È incredibile che si possa far passare, da parte di alcune forze politiche, come quasi normale una manifestazione che ha come obiettivo, di fatto, un applauso a quanto accaduto il 7 ottobre dell'anno scorso. Un tentativo di legittimare un strage terroristica», come «una parificazione tra quello che fa Hamas e quello che fa Israele. Non è così». Al Nazareno però continuano a definire «antisemiti» gli altri.

 

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