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Elly Schlein rispolvera la patrimoniale: "Non è un tabù ma va fatta bene"

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Angela Barbieri
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Sono giorni difficili per Elly Schlein costretta a schivare gli attacchi del gemello diverso Giuseppe Conte che ha rotto definitivamente il campo largo. Così la segretaria del Partito democratico cosa fa? Ovvio, tira fuori dal cilindro un "evergreen", la tanto cara tassa patrimoniale che serve a scaldare i cuori dei più "rossi" tra i suoi sostenitori. «La patrimoniale non è un tabù, ma dobbiamo farla bene», dice davanti alle telecamere di In altre parole, su La7. Elly sa bene che questo è un cavallo di battaglia di un altro suo alleato: Nicola Fratoianni, il quale ogni volta che può rilancia la patrimoniale come panacea di tutti i mali, convinto che tassare la ricchezza delle persone fisiche migliorerà istantaneamente i problemi della nostra economia. Così Schlein prova ad intestarsi questa proposta.

 

 

Ecco con quali argomentazioni: «Al G20, per iniziativa del presidente brasiliano Lula, ne hanno discusso spiega la leader del Pd- Hanno discusso di una iniziativa che riguarda i miliardari, una tassazione internazionale o quanto meno europea». Per la segretaria Dem, con l’attuale governo in Italia, «i sacrifici li stanno facendo pagare ai soliti: a chi vengono prelevati i soldi in busta paga e ai poveri». «Il sistema fiscale» italiano è «iniquo, complesso, e altri paesi europei hanno sistemi molto più semplici». «Il principio» del sistema fiscale, ha proseguito Schlein, «deve essere quello dell’equità orizzontale: tanto guadagni, tanto paghi, che è il contrario di come la destra di Meloni sta affrontando la materia fiscale».

 

 

Quindi, un bel prelievo forzoso tarato sulla ricchezza, sarebbe a suo dire la soluzione. In un momento in cui i suoi principali alleati, Fratoianni e Conte hanno rotto con il pretesto della presenza di Renzi in coalizione, Schlein rilancia con una crociata tipicamente di iper-sinistra. Ovviamente, non può schivare le domande sul campo largo. E lo fa con un escamotage, ribattezzandolo «coalizione progressista», come se cambiando un aggettivo la sostanza diventasse un’altra come per magia. «Campo largo è una espressione che non ho utilizzato neanche io. Mi interessa una coalizione progressista. Noi abbiamo lavorato con il M5S e con Avs da soli non bastiamo».

 

 

Che la tensione nel centrosinistra abbia raggiunto livelli di allerta, comunque, è un fatto reso plastico dall’accuratezza con cui i leader evitano di presentarsi fianco a fianco agli eventi che li potrebbero vedere insieme. Il gelo fra Conte e Schlein sulla scalinata della Corte di Cassazione in occasione della consegna delle firme per la legge sulla cittadinanza; la manifestazione da «separati in piazza» a Roma, quando si protestava contro il ddl Sicurezza; infine, l’evento di due giorni fa al centro congressi Frentani, dove erano presenti Schlein e Bonelli, ma non Giuseppe Conte che ha fatto sapere di avere impegni precedenti- e Nicola Fratoianni, assente per impegni famigliari. Difficile, date le condizioni, immaginare che si possa convocare un tavolo di coalizione per sedare gli animi. La resa dei conti molto probabilmente avverrà dopo le regionali in Liguria, Emilia Romagna e Umbria.

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