Filo-Hamas sfidano il divieto di domani. I Dem si schierano con gli anti-Israele
L’ultima manifestazione a Milano, creò un putiferio. Con un minuto di raccoglimento per il «sincero democratico» Hassan Nasrallah, colpito dalle bombe israeliane a Beirut e le foto segnaletiche dell’agente sionista Luciana Segre. Nel mezzo, i soliti insulti allo stato «terrorista» di Israele e gli incoraggiamenti alla resistenza di Hamas a Gaza, e di Hezbollah in Libano. Una direzione di marcia farneticante, e chiaramente anti semita, che non servì ad attivare la denuncia del Pd, solidarietà alla senatrice a vita certo, ma nulla sugli organizzatori. Un format che sembra riprodursi nello stesso modo anche per la sfilata che la galassia pro Pal aspetta da mesi, quella di sabato in Piazza Vittorio, pur vietata dalla Questura di Roma, per il rischio di creare gravi problemi di ordine pubblico (divieto confermato dal Tar del Lazio). Una data, il 5 ottobre, scelta non a caso dall’Unione democratica arabo -palestinese, implicitamente (ma neanche tanto) una macabra festa per ricordare il primo anniversario dell’eccidio di Hamas contro gli israeliani. Dalla parte degli assassini e non delle vittime.
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Eppure «non hanno mica tutti i torti», spiega il deputato Marco Furfaro, stretto collaboratore di Elly Schlein: «È innegabile che ci sia nell’opinione pubblica la voglia di dire la propria anche su questo conflitto. Chiedere il riconoscimento dello Stato palestinese è una richiesta legittima e non c’è niente di male se trova cittadinanza in una piazza. Continuare a vietare, a banalizzare e mettere sullo stesso piano degli imbecilli antisemiti con chi vuole manifestare per la pace è la peggior cosa che si possa fare». In suo soccorso, puntualmente arriva anche l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini: «Impedire di manifestare non è un buon segnale». Una falsariga condivisa da un altro deputato dem, Roberto Morassut: «Penso che la richiesta di manifestare risponda al bisogno di protesta contro quello che è a tutti gli effetti un massacro». A conferma che il campo largo, dissolto dalle liti tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi, ritrovi una specie di unità sul Medio Oriente contro Israele, basta leggere le prese di posizione del M5S e di Avs. Quindici parlamentari pentastellati, tra cui Stefania Ascari e Dario Carotenuto, scrivono un’interrogazione urgente al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per sapere «quali iniziative siano state adottate per garantire il diritto costituzionale di manifestare pacificamente».
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I deputati 5 stelle chiedono al ministro «se non ritenga necessario chiarire i criteri con cui effettivamente vengono vietate le manifestazioni, in modo da garantire che tali decisioni non costituiscano una limitazione arbitraria dei diritti fondamentali dei cittadini e delle cittadine». Una preoccupazione per la manifestazione "democratica" sospesa che assale anche il senatore Peppe De Cristoforo, capogruppo di Avs: «Io penso che vietare le manifestazioni sia sempre sbagliato e controproducente». Il tam tam sui social quantifica in circa trenta mila (100 i gruppi organizzatori) gli attivisti che potrebbero giungere comunque nella Capitale. Ci saranno anche gruppi provenienti dal mondo antagonista e dei centri sociali, come ad esempio la "Rete Liberi/E di lottare". «Saremo operativi per evitare incidenti», promette Piantedosi. Così scatteranno controlli ai caselli autostradali e nelle stazioni per intercettare eventuali arrivi di manifestanti da fuori Roma e un dispositivo di sicurezza sempre più stringente sabato attorno all'area di piazzale Ostiense dove potrebbero confluire alcuni gruppi per la manifestazione pro Palestina.
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Intanto arrivano anche i distinguo all’interno della galassia: «Noi come Comunità Palestinese di Roma e Lazio non scenderemo in piazza il 5. Dopo il digniego della Questura abbiamo deciso che faremo la manifestazione il 12 ottobre, a Piramide, per chiedere: il cessate del fuoco, lo stop al genocidio e ai bombardamenti israeliani al Libano, la Palestina libera». Senza festeggiare le centinaia di morti israeliani. E proprio ieri sera non si sono fatte scoraggiare dalla forte pioggia le persone, una trentina in tutto, che hanno reso omaggio al leader di Hezbollah, Sayed Hassan Nasrallah. Si sono riuniti al centro islamico Imam Mahdi, in via Spello a Roma, in zona Furio Camillo, per pregare durante una cerimonia organizzata in sua memoria. Tra loro anche qualche bambino, una famiglia, e una delegazione diplomatica, probabilmente irachena, arrivata con un furgoncino nero. «Stiamo pregando, non disturbate», hanno risposto ai giornalisti all’esterno del centro. Sul volantino che richiamava alla preghiera si poteva leggere un passo del Corano: «Combatteremo dunque sul sentiero di Dio, coloro che barattano la vita terrena con l’altra. A chi combatte per la causa di Dio, sia ucciso o vittorioso, daremo presto ricompensa immensa».