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Dossier, il Lega-gate arriva in Europa. Via Bellerio valuta le vie legali

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La manina degli spioni per montare le inchieste sui 49 milioni di euro di fondi elettorali. Lo scandalo, pubblicato su «Il Tempo», non lascia indifferente il partito di Salvini, che a questo punto, ha la consapevolezza di essere finito nel mirino di chi voleva utilizzare il proprio potere per colpire l’avversario politico di turno, nel suo momento migliore.

Il retroscena diventa, dunque, argomento centrale nelle conversazioni in via Bellerio, tanto che il senatore Marco Dreosto, dopo che il presidente del Senato La Russa aveva anticipato la volontà di portare il caso “dossieraggio” in Parlamento, anticipa la mossa e lo sottopone al Consiglio d’Europa, dove era in missione ufficiale per Palazzo Madama. «È uno scandalo – sostiene – che deve essere denunciato pure in Europa, dove per troppo tempo la Lega e il nostro segretario sono stati attaccati e messi nel mirino per questioni, che ora si scoprono oggetto di farlocche inchieste giornalistiche, partite da segnalazioni abusive e illegali. Una vergogna che non può essere sottaciuta, non solo per la reputazione della Lega, ma anche per la dignità della parola “giornalismo”. Grazie, invece, a "Il Tempo" per continuare a indagare e chiedere verità per uno dei peggiori scandali della storia repubblicana recente». La speranza del parlamentare, dunque, è che venga istituita al più presto un’apposita Commissione d’inchiesta «per fare chiarezza su un sistema marcio e antidemocratico».

 

Gianluca Cantalamessa, membro dell’Antimafia, l’organo parlamentare che ha seguito sin dal principio tutta la vicenda, intanto, si dichiara preoccupato per quanto sta venendo fuori in questi giorni: «Non entro nel merito delle carte, trattandosi di documenti secretati, ma è chiaro come decine e decine di uomini e donne della Lega siano stati dossierati ingiustamente e illecitamente da un palazzo, che al contrario dovrebbe rappresentare soltanto sicurezza e legalità. Adesso occorre capire soltanto quale è il mandante di tutto ciò e soprattutto quali erano i suoi obiettivi. Le intercettazioni di Palamara, in cui si diceva che Salvini doveva essere attaccato a prescindere, dimostrano che c’è stato un attacco ben pianificato e su più fronti. Qualcuno ha cercato di indebolire, con ogni mezzo a disposizione, quello che era il primo partito d’Italia, probabilmente perché stava rispettando gli impresi con gli elettori. No so quali poteri dello Stato abbiano agito, ma sono consapevole, che chi lo ha fatto ci è riuscito grazie a strumenti, di cui i normali cittadini non potevano disporre. Altrimenti non si spiegherebbe questa strana caccia su conti correnti e flussi di denaro».

 

Per Nicola Ottaviani, deputato e già sindaco di Frosinone, l’elemento chiave del caso, «che si sta trascurando e che invece dovrebbe far riflettere è che Melillo e Cantone hanno sentito il bisogno di farsi ascoltare dall’Antimafia, all’interno di un procedimento nel quale non si era ancora registrata la chiusura delle indagini preliminari, ovvero in itinere». Ciò significa che la vicenda non è strettamente giudiziaria, di violazione delle norme che riguardano l’accesso abusivo ai sistemi informatici dello Stato, ma si tratta di un qualcosa di più importante.

«Questo è un segno – sottolinea – di come il pericolo eversione sia dietro l’angolo. Torna in gioco il vecchio teorema Palamara: per sovvertire un esito elettorale basta un magistrato, un agente di polizia giudiziaria e un giornalista deviato. Qui siamo addirittura arrivati a soggetti plurimi che hanno alimentato il sistema». La domanda, pertanto, che sorge spontanea è la seguente: a chi ha giovato tutto questo? «Il vecchio criterio che si utilizzava negli illeciti – evidenzia il deputato - diceva di seguire la traccia dei soldi per arrivare al soggetto che ha congeniato il tutto. Mai più attuale. Chi ha pagato tutte queste indagini, a chi interessava impiegare tutte queste risorse per andare a verificare i conti correnti della Lega, mentre i problemi del Paese erano altri?».

Il partito di Salvini, intanto, si sente «penalizzato ingiustamente». Ecco perchè è disposto a tutto. Da Via Bellerio, infatti, riferiscono che il movimento «andrà fino in fondo, anche per vie legali, qualora fosse necessario» 

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