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Elezioni in Austria, l'ultima arma per la sinistra è il pericolo nazismo

Roberto Arditti
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Adesso immaginiamo la scena a parti invertite. Un partito di sinistra vince con il 29,6% le elezioni in un qualunque paese europeo, staccando di tre punti il partito di governo uscente. Ma subito dopo inizia una girandola di manovre politiche volte a formare una maggioranza in Parlamento tra tutti i soggetti perdenti, escludendo così quello vincente. Insorgerebbe la coscienza della nazione, si alzerebbero i furiosi lamenti della comunità intellettuale, si mobiliterebbe tutto il meglio della società civile per contrastare lo «stupro» perpetrato alla democrazia. Siccome invece a vincere è in Austria il partito di destra FPÖ ecco che allora la manovra diventa auspicabile, anzi giusta, anzi necessaria.

 

Perché bisogna isolare quel partito razzista, anzi nostalgico, anzi, per dirla fuori dai denti, nazista. Ora sono passati 91 anni e più da quel 30 gennaio 1933 quando Adolf Hitler assume l’incarico di Cancelliere, lui che in Austria c’era nato. E ne sono passati 79 da quando il Terzo Reich crolla, sotto il peso delle mostruosità compiute, degli orrori perpetrati, della guerra giustamente persa. Siamo in un altro secolo, siamo in un altro mondo. Ma a sinistra si preferisce evitare di guardare la realtà, preferendo dipingere l’avversario come un mostro.

 

 

Sia chiaro, non tutto nella destra europea è in ordine. Ma se vogliamo dirla tutta nemmeno a sinistra le cose sono tutte a posto, perché troppi da quelle parti manifestano sentimenti filo-palestinesi che rasentano l‘antisemitismo o rigurgiti contro l’Occidente che nella migliore delle ipotesi sono pura intelligenza con il nemico. Allora parliamoci chiaro: il punto centrale sono le politiche europee e nazionali in tema di immigrazione. Il cambio di rotta che le forze politiche di destra reclamano è inviso a sinistra e in gran parte della comunità finanziaria globalista. Ma siccome confrontarsi nel merito su questo tema è faticoso, terribilmente faticoso, si preferisce bollare l’avversario come nazifascista anziché fronteggiarlo sul campo delle proposte. È tutto giusto nella campagna elettorale di Herbert Kickl (il leader della destra austriaca)? No, e vi sono eccessi nostalgici criticabili. Ma l’idea di governare «tutti contro il vincitore» è un mostro politico dalla prospettiva miope e sgangherata. Abbiano i moderati il coraggio di scegliere l’alleanza a destra, che ormai è forza solida in tutta Europa. Serve alla destra e serve alla buona politica, che ha bisogno di misurarsi con la difficile arte del governare. Viviamo tempi che richiedono scelte coraggiose, Israele lo insegna. 

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