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Caccia all'ebreo, il Pd tace. Ghetto di Roma in allerta per il 7 ottobre

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Christian Campigli
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Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova. In Italia il vento dell'antisemitismo, che spira con deplorevole forza da un anno, si è trasformato in un'autentica emergenza. A voler essere precisi, a differenza della massima resa immortale dal genio dei romanzi gialli, Agatha Christie, di indizi in questi dodici mesi ve ne sono stati un numero ben più alto.

Raccontati, puntualmente, dal nostro giornale, minimizzato dai tromboni di sinistra. Perché, è bene specificarlo, questa nuova caccia all'ebreo è nata, è cresciuta e si è sviluppata completamente sulla rive gauche della politica italiana. All'indomani dell'osceno cartello esposto contro Liliana Segre e Guido Crosetto, la tensione ha toccato vette inimmaginabili solo nel 2023. L'attenzione delle forze dell'ordine e dei servizi di intelligence è massima in vista delle manifestazioni del prossimo 7 ottobre. Verranno ulteriormente sensibilizzate a Roma le misure di sicurezza nella zona del ghetto e sugli obiettivi sensibili della comunità ebraica, alla luce della situazione in Medio Oriente, delle recenti manifestazioni di stampo antisemita e dei cortei pro Palestina annunciati a ridosso dell'anniversario di sabato prossimo e vietati nei giorni scorsi. Il livello di sicurezza, secondo quanto si apprende, era già altissimo. La situazione in medio Oriente e le recenti manifestazioni di stampo antisemita hanno portato a un ulteriore innalzamento delle misure di sicurezza anche nell'area del ghetto ebraico di Venezia - il più antico d'Europa - e nel riguardo di altri possibili obiettivi sensibili in città.

 

Per comprendere a pieno quanto la situazione attuale non possa più essere minimizzata con una scrollata di spalle (l'atteggiamento tenuto, fino ad oggi, dalla stragrande maggioranza dell'intellighenzia progressista) è indispensabile fare un passo indietro e riavvolgere il nastro a sabato pomeriggio. Nel giorno della morte del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, in centinaia sono scesi in piazza a Roma e Milano per gridare la loro vicinanza a palestinesi e libanesi e la rabbia contro Israele. L'ennesima smentita verso chi sostiene che nel nostro Paese non si possa esprimere, democraticamente, il proprio dissenso. In questo caso però il limite della decenza e del pudore è stato ampiamente oltrepassato quando alcuni manifestazioni hanno sfilato con cartelli agghiaccianti, come quello raffigurante l'immagine di Liliana Segre, accompagnato dalla scritta «Agente sionista». Una deriva intollerabile, che ha visto l'immediato intervento del presidente del Senato, Ignazio La Russa.

 

«Condanna ferma e decisa per quanto accaduto al corteo pro Palestina di Milano, durante il quale sono stati esposti cartelli con nomi e cognomi di persone che vengono accusate di essere agenti sionisti, tra cui la senatrice a vita Liliana Segre, il ministro della Difesa Guido Crosetto e Riccardo Pacifici. Ci troviamo dinnanzi a pericolose violenze verbali e diffamazioni che non possono essere accettate». Nello scorso anno, a giornalisti del calibro di David Parenzo, Maurizio Molinari e Daniele Capezzone è stato fisicamente impedito di parlare in università pubbliche. Atenei che hanno, al contrario, ospitato sermoni di imam poco inclini alla pace mondiale e alla fratellanza tra popoli e religioni diverse. E che dire degli insulti, ripetuti, ricevuti dal console Marco Carrai o dalla senatrice Ester Mieli. «Siamo a un passo dalla caccia all'ebreo e da atti di aperta violenza nei confronti di istituzioni ebraiche religiose e non e dei loro rappresentanti – ha sottolineato Walker Meghnagi, presidente della comunità ebraica di Milano - Quanto messo in piazza dai manifestanti è di una gravità eccezionale. Si è creata una spirale di cieco odio antisemita e appelli genocidi ormai equiparabili a quelli di matrice nazi-fascista degli anni '30 e'40 dello scorso secolo».

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