Cgil, Landini fa le lotte ma poi mette in cassa integrazione 35 sindacalisti
Maurizio Landini colpisce ancora. Dopo il caso del licenziamento in tronco, nel settembre 2023, di Massimo Gibelli, che fu portavoce e ufficio stampa di leader della Cgil, da Cofferati a Camusso, un nuovo caso scuote il sindacato. Il 25 settembre scorso i vertici della società Servizi e tutela srl di Perugia, interamente controllata dalla Cgil e guidata dal presidente Vincenzo Sgalla, che fino a poco più di un anno fa era anche il segretario della Cgil in Umbria, ha visto mettere tutti i suoi dipendenti in cassa integrazione. Il verbale è impietoso: il forte calo degli assistiti per le dichiarazioni dei redditi o le pratiche fiscali «non consentono di coprire le ore di lavoro di tutto il personale». Per questo motivo dal 7 ottobre prossimo partirà per 12 settimane la cassa integrazione ordinaria per «un numero massimo (in via cautelativa) di 35 unità lavorative che saranno sospese dal lavoro e/o lavoreranno ad orario ridotto». L’azienda si è impegnata a «verificare la possibilità di realizzare le sospensioni dal lavoro con modalità di rotazione» e anche a corrispondere ai lavoratori in cig una integrazione adeguata alla retribuzione che ricevevano lavorando.
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La sigla sindacale diretta da Landini emette anche una nota: secondo i vertici della società della Cgil la speranza che la cassa integrazione non duri oltre le 12 settimane deriva dalla possibile ripresa nel medio periodo grazie a «una sensibile intensificazione di natura commerciale finalizzate al potenziamento e all’incremento dei servizi prestati in particolare modo nei settori delle successioni e della gestione del personale domestico (badanti) e delle partite Iva forfettarie». Sono quindi auspicate eredità, pratiche di badanti e partite Iva. Per sostituire la fascia di clienti evidentemente più voluminosa, quella che richiedeva le pratiche per ottenere il reddito di cittadinanza. La contraddizione di Landini è stridente.
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Mentre raccoglie le firme per il referendum che vuole archiviare il jobs act, se ne serve a piene mani. Un paradosso che non è sfuggito al capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti. «È con piena convinzione che esprimiamo la nostra vicinanza ai dipendenti della società di Perugia controllata al 100% dalla Cgil. Per la prima volta usiamo le parole di fuoco che puntualmente Landini spende contro il Governo Meloni». E poi l’affondo di Foti: «Siamo davanti a una sorta di dottor Jekyll e Mr.Landini, di giorno paladino degli operai e di notte 'padrone' spietato, siamo di fronte al capovolgimento dei ruoli in base alla convenienza. Esprimiamo solidarietà – prosegue l’esponente di FdI – ai 35 dipendenti che subiranno la cig imposta da chi non perde occasione per screditare le politiche economiche del centrodestra. Chi è causa del suo mal pianga se stesso, caro Landini, e attenzione a razzolare meglio dopo aver predicato malissimo».
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