Dossieraggio, Salvini e la Lega i più spiati di tutti: “Disegno politico, ora la commissione”

Luigi Frasca

«Bisogna andare fino in fondo perché qui c’è la certezza, non il dubbio, che ci fossero alcuni dipendenti pubblici infedeli che entravano nei conti correnti bancari di alcune migliaia di italiani, dando poi ai giornalisti il frutto del loro dossieraggio». Lo dice Matteo Salvini, leader della Lega, rispondendo a una domanda di Maurizio Belpietro sul caso Striano. «Penso - sottolinea il vicepremier - che nessuno sia titolato a entrare nei conti correnti di altre persone se non ci sono inchieste in corso, quindi sicuramente non l’hanno fatto di loro spontanea volontà: è chiaro che c’era un chiaro disegno dietro, poi sarò sfortunato ma il partito più sfortunato è stato il mio. Questo poteva succedere in Venezuela, non nell’Italia del 2024». Per il ministro dei Trasporti, come sottolineato ieri su «Il Tempo», non è un caso «che il 95% degli spiati e intercettati fosse di centrodestra».

 

  

 

Come riportato da un’inchiesta, pubblicata su queste colonne, dei 172 fascicoli, contenuti in quello che è stato definito «Il Verminaio», 38 riguardano il Carroccio. Quello del capitano è il partito più dossierato da quando ha attirato l’attenzione dei giudici con l’exploit del 2018. Centinaia di intrusioni illecite al sistema analisti, dal quale il finanziere Striano, avrebbe scaricato una miriade di documenti riservati, inviati poi ai cronisti del «Domani», il quotidiano appunto che si è distinto, negli ultimi anni, per la campagna contro la forza politica guidata da Matteo.

 

 

Un altro aspetto inquietante, in grado di addensare l’ipotesi di un vero e proprio complotto contro i verdi, poi, è un fascicolo sulla Lega, rimasto per diversi mesi nei cassetti della Procura nazionale Antimafia, quando a capo c’era un tale Federico Cafiero De Raho, oggi parlamentare del Movimento 5 Stelle. Stiamo parlando del periodo, in cui l’allora ministro dell’Interno del Conte 1, era finito nel mirino delle toghe rosse per la politica dei porti chiusi. A ulteriore conferma di ciò, la chat di Luca Palamara, che rispondendo al capo della Procura di Viterbo Paolo Auriemma, sottolineava come pure non essendo stato commesso alcun errore dal Viminale in quel periodo, Salvini doveva essere attaccato a prescindere.