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Rai, Borghi (Iv): "Conte si è venduto per poco". Il campo largo delflagra

Edoardo Sirignano

«Quel M5S che ha passato l’estate a farci lezioni di moralità e coerenza, adesso corre in soccorso a Giorgia e sbatte la porta in faccia al Pd». A dirlo Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva.

Nella Prima Repubblica si diceva che quanto accade in Rai anticipa quanto succede nel “Palazzo”...
«Si realizza quanto sostengo da anni, ovvero che il M5S avrebbe aiutato la premier al momento del bisogno, quando non sarebbe riuscita a trovare la quadra tra i suoi alleati. Grazie a questo sostegno, infatti, passeranno i nomi voluti da Fdi. Un duro colpo, quindi, viene inflitto dai 5 Stelle pure a Forza Italia che, per questa strana intesa, rischia di rinunciare alla presidenza Agnes».

  

 

 

Stiamo parlando, però, dello stesso partito che mette veti nei vostri confronti. Non le sembra un controsenso?
«Populismo, nel caso pentastellato, fa rima con trasformismo. Vorrei sapere chi ha dato a Conte la patente per decidere quali siano i partners che devono partecipare al centrosinistra. Dovrebbe, al contrario, fare chiarezza con sé stesso. L’aiuto a Giorgia evidenzia, ancora una volta, la sua ambiguità di fondo».

Siete disponibili a stare nella stessa coalizione con questo Movimento?
«Una coalizione si costruisce su una proposta di governo incarnata da una leadership credibile. Per questo Conte, che brilla per eccentricità su politica estera e diritti, non può avere alcun tipo di leadership. Abbiamo accolto la proposta di Schlein di far parte di un nuovo centrosinistra perchè la segretaria del primo partito esprime una oggettiva leadership, e siamo dell’idea che in futuro la candidatura alla presidenza del Consiglio debba essere appannaggio del partito più votato della coalizione . Se a capo dovesse esserci il duo Travaglio-Conte, credo interessi maggiormente alla destra».

Possiamo dire che “i gialli” vogliono prendersi TeleKabul?
«Dietro questo voto non c’è soltanto una declamazione retorica, ma c’è qualcosa di molto più ampio, che scopriremo nelle prossime settimane e significa nomine, incarichi e direzioni. I 5 Stelle stanno praticando quella lottizzazione che criticavano quando erano fuori dal palazzo».

Proseguono, intanto, le grandi manovre nel centro. Che idea si è fatto rispetto ai passaggi di Carfagna e Gelmini al centrodestra?
«La dinamica bipolare è talmente forte da imporsi a qualsiasi altra valutazione. Come noi facciamo appello alla nostra tradizione riformista e puntiamo a essere i blairiani di un nuovo centrosinistra, c’è chi ha ben pensato di non rinnegare il proprio passato».

 

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Possiamo, quindi, parlare di svolta a centro all’interno della sinistra?
«Il nuovo centrosinistra vince se parla al centro, agli elettori deidologizzati. Le proposte politiche basate sulla radicalità o sul trasformismo non hanno prospettive».

Ma non eravate voi quelli delle “scelte convenienti”?
«Tutti quelli che avevano parlato di noi come assatanati di poltrone quantomeno ci dovrebbero chiedere scusa, visto che sono stati loro, all’atto pratico, a trasformarsi in quello di cui ci accusavano. Il vero problema è che nessuno parla di servizio pubblico, di futuro della Rai. Mentre Mediaset e la famiglia Berlusconi anticipano il cambiamento, la tv di Stato è vittima di un’occupazione, inutile sotto tutti i punti di vista».

A cosa si riferisce?
«Mentre Meloni sta seguendo uno schema orbaniano, anche se quest’ultimo gli farà lo scherzetto in quel Pontida, Conte si accontenta di uno strapuntino».