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Rai, altro che TeleMeloni. Elly pigliatutto: in onda c'è RadioSchlein

Marco Zonetti
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Elly Schlein e il suo Partito Democratico, assieme a Italia Viva e ad Azione, ha deciso di disertare la votazione dei consiglieri di amministrazione della tv pubblica alle Camere, «visto che già controllano la Rai». Riferendosi ovviamente al governo di Giorgia Meloni che, secondo la segretaria piddina, occuperebbe già militarmente la televisione di Stato.

In tale affinità elettiva con Roberto Saviano, Schlein non ricorda che al momento attuale il Pd detiene undici direzioni Rai, a fronte delle cinque di Fratelli d'Italia, delle otto della Lega e delle tre di Forza Italia. Ben undici direzioni dem, quindi, fra le quali cui se ne annoverano tre propriamente radiofoniche. Ovvero quella di Radio Rai assegnata ad interim a Flavio Mucciante, già vicedirettore vicario e fedelissimo di Pierferdinando Casini; quella di Rai Radio Due presidiata da Simona Sala, già direttrice del Tg3 e del Day Time Rai; quella di Rai Radio Tre affidata ad Andrea Montanari, già direttore del Tg1.

 

Fatta eccezione per Rai Radio Uno capitanata da Francesco Pionati in quota Carroccio, abbiamo dunque tre direzioni radiofoniche in quota dem su quattro. Da qualche settimana Simona Sala, che nel 2021 fu protagonista di un feroce battibecco con Matteo Salvini durante la trasmissione di Rai3 Titolo V, ha ritrovato peraltro una vecchia conoscenza.

Già responsabile di Oggi è un altro giorno su Rai1, oggi Sala su Radio Due è infatti a capo di un altro programma condotto da Serena Bortone, assurta ormai a paladina della libertà e baluardo di resistenza dopo le polemiche sul caso della presunta censura ad Antonio Scurati, caso poi ridimensionato anche dal Fatto Quotidiano.

 

 

Nel tempio radiofonico dem pilotato da Simona Sala, Bortone conduce infatti dal lunedì al venerdì la trasmissione 5 in condotta, una sorta di tempio del politicamente corretto nel quale perfino Francesca Pascale, recentemente ospite, ha discettato dei valori dell'antifascismo.

Chissà se, qualora invitata, Marta Cartabia verrebbe apostrofata come ex «guardasigilla», come soleva fare il Tg3 di Sala nell'erronea convinzione che «guardasigilli» potesse essere declinato al femminile come da derive politically correct.

Come non ricordare poi che, Sala, Bortone e il suddetto Montanari, direttore di Radio Tre, s'incontrarono il 22 luglio 2022 alla convention della rivista Left Wing, assieme a tutto il gotha della Sinistra in Rai. Oltre a loro tre, spiccavano Andrea Vianello allora Direttore di Rai Radio Uno; Daniele Macheda segretario del sindacato USIGRai; Francesca Bria allora membro del Cda in quota Pd; Giuseppina Paterniti allora direttrice dell'Offerta Informativa; Maria Pia Ammirati direttrice di Rai Fiction; Roberto Natale, ex portavoce di Laura Boldrini e appena nominato consigliere di amministrazione Rai in quota Avs, e così via.

Il titolo del dibattito era Rai ora o mai più?, che oltre a tenersi due mesi prima delle Politiche vinte poi da Giorgia Meloni, era anche moderato dal senatore del Partito Democratico Francesco Verducci, a tutt'oggi membro della commissione di Vigilanza. Si può solo immaginare cosa si sarebbe scatenato se un dibattito così monocolore fosse stato organizzato da dirigenti Rai di destra con parlamentari di area. In tutto questo, la barricadera segretaria del Pd che parla di lottizzazione selvaggia del centrodestra, lo sa che, a Viale Mazzini, Radio Rai viene chiamata Radio Schlein?

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