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Referendum cittadinanza a rischio inammissibilità? L’ex Consulta svela l’errore
C’è un possibile problema sul testo del Referendum sulla cittadinanza, che intende ridurre a 5 anni di residenza legale il termine per la concessione della cittadinanza italiana. “Il nostro sistema prevede referendum abrogativi, il problema che si pone se il quesito è ‘a ritaglio’, cioè elimina alcune parti e parole, è che a volte non si abroga una norma ma se ne introduce una nuova. In tal caso ci troveremmo di fronte ad un referendum propositivo che non è ammissibile. Se cambiando le parole tolgo da un ‘NON DEVE’ il ‘NON’ modifico la norma. Con il ‘ritaglio’ in realtà si potrebbe introdurre infatti una nuova disposizione che renderebbe il referendum non ammissibile”, il parere del presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli.
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Leggendo il quesito referendario, Mirabelli rileva: “È un combinato della lettera b con la caduta della lettera f. Il combinato rischia di far valutare come propositivo il referendum, nel senso che la disciplina di risulta innova e non abroga solamente”. “Il referendum infatti - spiega all’Adnkronos - alla lettera f abroga la norma che prevede l’ottenimento della cittadinanza allo straniero che risiede legalmente per 10 anni in Italia. Ed alla b, che consente un termine inferiore (5 anni) agli adottati da cittadini italiani, elimina la parte relativa all’adozione, sostanzialmente applicando a tutti il termine dei 5 anni. Il rischio inammissibilità dunque c’è”.
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“Certo - chiosa il presidente emerito della Consulta - sono stati bravi”. Anche la raccolta delle firme in pochi giorni grazie alla norma che autorizza la raccolta online, introdotta nel settembre del 2022, “lascia presumere ad una forte organizzazione sul posto”. È necessario un intervento normativo per evitare abusi? “Innanzitutto - risponde il presidente emerito - bisogna valutare cosa accadrà con la verifica della correttezza della raccolta delle firme on line. Ricordo che anche con il metodo tradizionale mancano certificazioni relative e necessarie. In secondo luogo, certamente la raccolta firme informatizzata a distanza riduce i costi, pertanto è uno strumento positivo. Ma se questa facilità conduce ad eccessi, allora potrebbe essere opportuno variare il numero delle firme richieste”.