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Carfagna e l'addio ad Azione: “Calenda ha scelto il campo largo. Per me era impossibile”

Aldo Torchiaro
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Mara Carfagna aveva aderito ad Azione di Carlo Calenda nel novembre di due anni fa, diventandone Presidente. Ha formalizzato le sue dimissioni, su cui si era vociferato a lungo. Adesso l'addio al partito insieme a Mariastella Gelmini e Giusy Versace, dopo quello di Enrico Costa. Conseguenza della scelta di Calenda di sostenere il candidato di centrosinistra anche per la successione di Giovanni Toti in Liguria, dopo l’Emilia-Romagna e l’Umbria. Calenda ha provato a fare buon viso, augurando loro «buona strada». Ma poi li ha accusati di aver «perso l’onore»: «Abbiamo ospitato delle persone fidandoci del loro senso dell'onore e della responsabilità. Credo che non ci sia nessun senso dell'onore non nell'uscire da un partito, ma nel passare a metà legislatura dall'opposizione alla maggioranza». Una decisione sofferta che però, ci dice Carfagna, adesso apre ad un ciclo di vita diverso per i moderati alle prese con la fine del terzo polo.

La decisione di lasciare Azione è maturata dopo la delusione per le Europee? E’ davvero finita una fase?
«Le Europee erano, in teoria, la sfida più facile per un’area moderata indipendente: nessun ricatto sul voto utile, alle urne con il sistema proporzionale».

Invece è andata male. Di chi le responsabilità?
«Il mancato raggiungimento del quorum del 4 per cento ha obbligato tutti coloro che avevano partecipato con convinzione all’esperienza di Azione a farsi una domanda: questa strada non ottiene sufficiente consenso, come possiamo aggiornare il progetto di “far contare” i moderati italiani?».

 



Quali sono state le risposte?
«Il partito ha aperto un dialogo esclusivo con il campo largo per le tre prossime elezioni regionali, che secondo tutti gli osservatori è il preludio di un confronto più largo, a livello nazionale. Scelta legittima, ma io e molti amici ci siamo trovati in difficoltà: in quella direzione era impossibile andare, per la nostra storia e per le nostre convinzioni».

E dunque, ha rotto gli indugi...
«Personalmente, ho espresso il mio disagio nelle sedi opportune e poi ho preso le decisioni conseguenti».

Fuori dai denti, lei poteva essere valorizzata meglio, in questi ultimi due anni?
«Ho ricoperto un ruolo importante e ho cercato di esercitarlo al meglio. Ho aderito ad Azione nel momento più buio per i moderati italiani, che avevano appena contribuito a mandare a casa il governo di salvezza nazionale di Mario Draghi cedendo alle spinte del fronte sovranista. Fu una decisione sofferta e anche scomoda: potevo restare lì e far finta di nulla, ma ho preferito la coerenza e ho risposto all’appello di Azione non perché non avevo un partito che mi candidasse ma per costruire un’alternativa agli estremismi. E questa è storia».

 



La coalizione del centrodestra può diventare la casa dei centristi e dei moderati?
«Da qualche tempo vedo un maggiore ascolto della voce dei moderati e una maggiore attenzione al dialogo col mondo centrista anche fuori dai confini nazionali. Il recupero dei rapporti con l’Europa e la condivisione delle analisi di Mario Draghi sul futuro europeo rappresentano un cambiamento importante».

Noi Moderati, nello specifico, può diventare un soggetto aperto al mondo liberaldemocratico e riformista, oltre che popolare?
«Con Maurizio Lupi ci siamo visti più volte negli ultimi giorni, è un’interlocuzione che prosegue e che punta ad aprire un nuovo dialogo anche con le forze del territorio, le associazioni, i corpi intermedi. Con una consapevolezza: in ogni grande Paese europeo il centro è il luogo della stabilità, capace di guardare prima alle persone che alle ideologie e di produrre cambiamenti in modo pragmatico».

Dunque vede nell’ambito del centrodestra un centro ispirato dal modello europeo, dove il Ppe include sensibilità diverse?
«Un centro più forte è un vantaggio ovunque. Ce n’è bisogno anche in Italia».

E come sarà il suo impegno per il prossimo futuro?
«Sono giorni di incontri, non solo con i colleghi parlamentari ma anche con tanti amici che si erano allontanati dalla politica e oggi vogliono capire se sarà possibile aprire nuove strade di partecipazione».

Entrerà già questa settimana nel centrodestra?
«A breve tireremo le somme e potremo precisare i percorsi». 

 

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