Manovra, il governo lavora al contributo delle banche: "No extraprofitti"
Il governo e le banche dialogano sulla possibilità di un contributo degli istituti di credito alla liquidità della prossima legge di bilancio. L’esecutivo, per voce del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, chiarisce in premessa che nel caso non si tratterà di una tassa sugli extraprofitti ma di un «contributo da parte di chi ha maggiormente beneficiato delle condizioni particolarmente favorevoli». A questa possibilità si è giunti dopo giorni di mediazioni, con le forze politiche di maggioranza che partivano da posizioni differenti rispetto al tema: più scettica Forza Italia, più decisa FdI.
Il Comitato esecutivo dell’Abi ha incaricato il direttore generale Marco Elio Rottigni di approfondire eventuali misure che possano mettere a disposizione una maggiore liquidità per il bilancio. «Tali misure dovranno essere di natura temporanea e predeterminata, con effetti esclusivamente finanziari, salvaguardando il patrimonio e i bilanci delle banche e senza effetti retroattivi, per non penalizzare la competitività delle banche operanti in Italia», specifica l’Abi. In giornata il governo ha incontrato le parti sociali in vista del passaggio in Cdm del Piano strutturale di bilancio, previsto per venerdì 27 settembre, prima dell’invio del testo in Parlamento, che lo analizzerà l’8 ottobre. Il piano verrà limato alla luce della pubblicazione della revisione della serie Istat sui conti pubblici di inizio settimana che apre spazio alla possibilità di usare circa 1 miliardo in più nella stesura della prossima legge di bilancio.
Giorgetti, riferiscono fonti del governo, ha confermato la volontà di rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale e quello delle aliquote Irpef, in totale le due misure costano circa 15 miliardi di euro. Sulla sanità, l’esecutivo si impegna a tenere la spesa sopra all’1,5% in rapporto sul Pil previsto in media per i prossimi 7 anni. Sui contratti di lavoro pubblico, l’impegno del governo è quello di recuperare i valori dell’inflazione, ovvero circa il 2% annuo. I sindacati apprezzano a metà. Bene il taglio del cuneo e delle aliquote fiscali che diventano permanenti, così come la possibilità di rivalutazione delle pensioni ma sostengono non sia stata fatta alcuna chiarezza sulle modalità dell’erogazione del possibile contributo da parte delle grandi imprese.