De Raho, le amnesie: dimentica tutti i dossier di quando era il capo
Lo smemorato Federico Cafiero de Raho le prova tutte per tirarsi fuori dallo scandalo dossieraggio. L’estremo tentativo di difesa, per cercare di dissipare il polverone suscitato dalla reticenza del’ex pm ora pentastellato ad ascoltare in antimafia Pasquale Striano e Antonio Laudati, va oltre il vecchio adagio «io non c’ero, e se c’ero dormivo». De Raho, infatti, non solo sostiene di essere vittima del verminaio ordito alla procura Antimafia, ma giura che non era lui il capo di quel gruppo di spioni accusato delle intrusioni illegali ai danni del governo e di tutto il centrodestra, usate come clava per eliminare l’avversario politico a colpi di esclusive giornalistiche.
Un sistema i cui protagonisti principali, secondo la Procura di Perugia, sarebbero Striano e Laudati, indagati in concorso per accesso abusivo alle banche dati e rivelazione del segreto con i tre cronisti di Domani, Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine. Proprio gli stessi Striano e Laudati che la Commissione parlamentare Antimafia di cui De Raho è vicepresidente, impegnata a fare luce sul presunto dossieraggio, vorrebbe convocare in audizione e che il pentastellato prova a tenere lontani da palazzo San Macuto, con l’appoggio di quel Pd del tutto immune ai dossier degli spioni.
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Tra le sferzate dei commissari di maggioranza, che chiedono le dimissioni del vicepresidente sulla base di un palese conflitto di interessi, visto che la Commissione indaga sul verminaio al cui vertice c’era l’ignaro De Raho, e la levata di scudi del Movimento 5 Stelle, che tenta di proteggere il magistrato grillino, l’ex procuratore tirato per la giacchetta si è quasi indignato, sostenendo: «Non capisco che c’entro io. Gli accessi abusivi su Crosetto e sugli altri politici del centrodestra sono avvenuti tutti dopo che io ero andato via da mesi. Da quattro c’era già il nuovo procuratore. Io sono vittima della vicenda Striano-Laudati. Lo dimostrano gli atti del procuratore Cantone, dove vengo indicato come persona offesa indotta alla firma con falsità». Non ci sono dubbi che, per la Procura di Perugia, il finanziere al comando del Gruppo Sos e il magistrato responsabile del coordinamento abbiano inviato dei dossier pre-investigativi al grande capo indicando false motivazioni per le indagini, che non riguardavano questioni di mafia o terrorismo ma nemmeno i dossieraggio dei politici, visto che secondo gli inquirenti si tratta esclusivamente di spiate effettuate per meri interessi personali dell’ex pm che mal gradiva la costruzione di villette a Santa Marinella. Insomma, De Raho sembra soffrire di un ricordo selettivo di quegli atti, in cui sono indicati con precisione di date e circostanze le migliaia di accessi abusivi alle banche dati che Striano avrebbe setacciato su richiesta dei giornalisti, per scaricare centinaia di documenti riservati, inviati poi ai cronisti del Domani e diventati inchieste contro i maggiori esponenti del centrodestra.
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Carte alla mano, nel periodo in cui il pentastellato era procuratore capo dell’Antimafia, ovvero dal 16 novembre 2017 al 18 febbraio 2022, non solo sono stati commessi un «numero mostruoso», (termine usato dal procuratore Raffaele Cantone proprio nell’audizione a San Macuto) di accessi abusivi alle banche dati, ma queste intrusioni sono avvenuStriano te nei momenti e indagato cruciali della vita democratica del Paese. Contro Matteo Salvini dal 2018 in poi, quando la Lega era all’apice del consenso. Contro Silvio Berlusconi, vittima di un dossier Colle che ha fermato la sua corsa al Quirinale. E lo stesso sistema è stato adottato per bruciare il nome della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, indicata dal centrodestra per la poltrona di Capo dello Stato dopo il ritiro del Cav. Sotto l’era di De Raho a via Giulia, la Lega ha raggiunto il primato di partito più dossierato: da maggio 2018 alla fine del 2021 sono 38 gli esponenti del Carroccio vittime del verminaio. Il dossier Colle contro Silvio e la Casellati si consuma tra il 10 e il 27 gennaio 2022, nelle ore decisive per la scelta del nuovo presidente della Repubblica. Le ricerche sul Cav, giura Striano, gli erano state richieste da Laudati. E Laudati giura di essersi «limitato a delegare al gruppo Sos della dna approfondimenti investigativi, in piena conformità alle leggi, alle disposizioni di servizio e sotto il pieno controllo del procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo». Che all’epoca era appunto De Raho.