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Alluvione, la velina del Pd. E Schlein detta le risposte: "Dite questo in tv"

Aldo Torchiaro
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Il bilancio delle alluvioni è gravissimo. Come in un brutto film già visto troppe volte, le piogge che hanno colpito ancora una volta l’Emilia Romagna e parte delle Marche hanno causato danni rilevanti. E altri rischiano di farne, dopo le intemperie, le intemperanze del Pd che a partire da quella regione, colto dalla stizza per il ripetersi di calamità in un territorio troppo fragile, alza la voce. Deve proteggere il suo fortilizio elettorale dalle imminenti elezioni del 28 ottobre. I dem attaccano dunque il governo a testa bassa provando a disconoscere o comunque a minimizzare le responsabilità politiche nella gestione del territorio. Il presidente uscente della Regione, Stefano Bonaccini se la prende con la maggioranza parlando di «ritardi nell’erogazione dei milioni promessi». Anche Elly Schlein, segretaria Pd ed ex vice presidente dell’Emilia Romagna con delega – tra l’altro – al dissesto idrogeologico, rigetta tutte le accuse. E dire che da amministratice regionale aveva varato lei il Piano pluriennale di prevenzione del dissesto idrogeologico.

 

 

Il documento programmatico siglato da Schlein integrava il «Programma di mandato della Giunta» e poneva la manutenzione del territorio sotto il mantello del "Patto per il Clima" con cui l’allora assessora e vice di Bonaccini aveva classificato gli interventi.
Quando ad alluvionarsi è una regione rossa, e figuriamoci poi la «regione modello » per antonomasia, l’Emilia-Romagna, i danni vanno ridimensionati. Contestualizzati, spiegano gli amministratori interessati, con la complessità del cambiamento climatico globale. E via, voltare pagina. Parlare d’altro. «Non si faccia sciacallaggio», lo scudo che alzano dal Nazareno. Vietato chiedere conto dei fondi spesi male o dei lavori eseguiti a metà. In Emilia-Romagna funziona tutto per antonomasia. Non va neanche messo in discussione. Per corroborare le tesi di Bonaccini e Schlein, qualcuno ha messo mano a un documento riservato che Il Tempo ha avuto modo di consultare. Un testo che – redatto con i criteri della massima riservatezza – sta circolando sulle chat interne del Pd come vero e proprio prontuario degli argomenti da usare. Un manuale puntuale che dovrebbe servire come strumento di pronta risposta ad uso di eletti e militanti dem, un combat kit per affrontare in ogni istanza, dagli amministratori dei piccoli comuni agli attivisti digitali, dai parlamentari agli ospiti televisivi, l’eventuale chiamata in causa delle responsabilità del Pd nella gestione dell’emergenza idrogeologica.

 

 

Il documento è articolato, non si tratta soltanto di un appunto. Si compone di dodicimila battute, 39 paragrafi con tutti gli argomenti possibili per rovesciare ogni sospetto che dovesse richiamare le negligenze, i ritardi o gli eventuali errori dell’amministrazione regionale rossa. Una difesa d’ufficio a presa rapida in cui si legge: «Musumeci rivendica che lo Stato ha trasferito alla nostra Regione, negli anni, ben 584 milioni? Rispondiamo che quella è la cifra totale che ci è stata trasferita in 14 anni, pari cioè a 42 milioni l’anno». E poi, più avanti, si suggerisce: «Dobbiamo dire che gli alluvionati del 2023 hanno ricevuto come unico contributo quello assegnato in via speditiva da Bonaccini, in accordo con la Protezione civile, di 5 mila euro». Strumenti di propaganda legittima ma eloquenti di come il Pd si senta minacciato. Nella realtà i primi aiuti stanziati dal Consiglio dei ministro sono di 20 milioni di euro.
Ieri è stato dato il via esecutivo alle prime erogazioni per i nuclei famigliari: i primi sostegni sono in arrivo, da un minimo di 400 a un massimo di 900 euro al mese per famiglia e monitorati da una cabina di regia a capo della quale è stata posta la presidente facente funzione della Regione, Irene Priolo, del Pd, che entro 30 giorni dovrà presentare un piano di interventi.

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