Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Vannacci, nella guerra dei colonnelli il suo vero partito sta nascendo nel Nord est

Esplora:

Christian Campigli
  • a
  • a
  • a

«Non ho mai detto che fonderò un partito. Se è un futuro che non escludo? Non escludo nulla». Una frase enigmatica, quella pronunciata dal più famoso dei generali a margine del primo raduno viterbese dell’associazione "Noi con Vannacci". Un’iniziativa che non ha raccolto i risultati sperati dagli organizzatori e che ha fatto subito giubilare la rive gauche della politica italiana. Consapevole che l’eurodeputato leghista è in grado di spostare consensi e che va marcato a uomo. In realtà, l’inciampo laziale nasconde unavera e propria lotta intestina tra quei "colonnelli" che vedono in Vannacci il loro futuro leader. Tra questi vi è certamente Marco Belviso, il presidente del Movimento Amici del Nord est per Vannacci. Un’associazione politica, nata, in ordine temporale, dopo "Il Mondo al Contrario" di Fabio Filomeni. Quest’ultima aveva una vocazione più culturale, il gruppo guidato da Belviso si è, sin da subito, impegnato per portare consensi (e voti) alle elezioni europee. Persone comuni, lavoratori, partite iva ed imprenditori «stanchi di vedere sfiorire l'Italia».

 

 

Un insieme di uomini e donne organizzati a livello regionale, provinciale e comunale e oggi presente in quattro regioni del Nord est: Friuli – Venezia Giulia, Trentino – Alto Adige, Veneto ed Emilia – Romagna. Tra loro anche il leader friulano Marika Diminuto. Un popolo di centrodestra convinto che serva battere il ferro su alcuni temi che, nel Nord est locomotiva del Paese, sono sentiti come prioritari. Ovviamente la sicurezza dei cittadini, la possibilità di passeggiare nel centro storico di Gorizia piuttosto che di Bologna, di Trento o di Verona senza aver paura di essere scippato, picchiato o violentato. Una dinamica strettamente collegata all’immigrazione clandestina e al contrasto alla politica buonista portata avanti dalla sinistra. «Solo a Udine ci sono 500 migranti minori non accompagnati e, solo nel centrostorico, 67 diverse etnie – ci racconta Belviso– La sinistra, invece di ascoltare la richiesta di sicurezza da parte dei cittadini, si vanta di questa accoglienza diffusa. E nel frattempo il valore degli immobili crolla. Lei non immagina quanti siano i cittadini che, col proprio cellulare, riprendono lo spaccio di droga. In pieno centro, durante la mattina e il pomeriggio. L’accoglienza dei minori è diventato un autentico business. Senza dimenticare il tema dei monolocali affittati a otto, talvolta dieci immigrati, che vivono in 30 metri quadrati».

 

 

Un’organizzazione, quella capitanata da Belviso che ha anche uno slogan: «Riprendiamoci l’Italia». Quindi ci sarà un partito autonomo al più presto? «No, al momento non esiste questa ipotesi. Infatti mi è parsa strana l’iniziativa di Viterbo. Oggi Vannacci è dentro la Lega e nel centrodestra e la nostra idea è quella di spingere il Carroccio verso un orientamento più vicino a quello del Generale, ma anche di Anna Maria Cisint odi Susanna Ceccardi, piuttosto che di Luca Zaia o Massimiliano Fedriga. Il nostro è un movimento trasparente, aperto a tutti, ma con una regola precisa: no a chi ha avuto condanne definitive per reati contro la pubblica amministrazione. Anche per questo ci sentiamo distanti da persone come Edouard Ballaman (referente per il Friuli Venezia Giulia di Umberto Fusco, uno degli organizzatori dell’iniziativa di Viterbo)». Sicurezza e immigrazione, tutto qui? «Assolutamente no. Il fatto che Vannacci sia un leader naturale è un punto di partenza, non certo di arrivo. Nella nostra organizzazione, dove uomini e donne sono equamente rappresentati, ci occupiamo anche di economia, di stipendi non adeguati alle medie europee e del futuro dei nostri giovani, costretti troppo spesso a scappare all’estero. Senza dimenticare l'emergenza legata agli argini dei fiumi». Il gruppo di Belviso si identifica in un portale online molto seguito, !Il Perbenista" e si prepara il prossimo 27 settembre a dare vita ad un convegno sull’uranio impoverito. La prima battaglia "politica" combattuta da Roberto Vannacci. 

Dai blog