il verminaio

Dossieraggio, ecco il piano di Striano&Co per sfuggire all'arresto

Rita Cavallaro

Il pool di spioni avrebbe tentato di inquinare le prove fin dalle prime fasi dell’inchiesta dossieraggio. E i tentativi di insabbiamento sarebbero proseguiti nel corso degli approfondimenti al punto da spingere la Procura di Perugia a chiedere l’arresto per i due principali protagonisti della vicenda. È quanto emerge nella richiesta di custodia cautelare che il procuratore Raffaele Cantone illustrerà al Tribunale del Riesame per convincere i giudici a disporre i domiciliari per il finanziere Pasquale Striano e l’ex pm Antonio Laudati, i due uomini al vertice del gruppo Sos della Dna, accusati di accesso abusivo al sistema informatico e rivelazione del segreto in concorso con i tre giornalisti di Domani, Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine. Nelle nuove carte dell’inchiesta, gli investigatori, grazie alle prove recuperate dal computer portatile di Striano, hanno ricostruito non solo il verminaio ordito all’Antimafia con le migliaia di intrusioni illecite su politici di centrodestra e vip, ma anche la strategia comune adottata dagli indagati per cercare di proteggere il sistema illegale dello scambio delle informazioni riservate, andato avanti almeno dal 2018 al 2022.

 

  

 

E proprio setacciando i file sul portatile di Striano per certificare le intrusioni illegali che avevano quale obiettivo Guido Crosetto, i tecnici del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza hanno approfondito gli intrecci tra il finanziere infedele e i giornalisti indagati, arrivando a chi ha tentato di proteggere Striano e, di conseguenza, Laudati. «All’interno di tale supporto informatico», si legge nella richiesta di arresto avanzata da Cantone, «è stato rinvenuto nella cartella downloads l’articolo stampa datato 29.09.2022 dell’editoriale "Il Fatto quotidiano" a firma Stefano Vergine, intitolato "Premiata ditta Crosetto: ora annuncia l’addio a una società (ma ne ha altre 5)"». L’articolo, oltre a contenere i dati estratti dalle Sos per mano di Striano, riporta anche alcune informazioni presenti nella memoria difensiva che lo stesso finanziere aveva presentato agli inquirenti per giustificare falsamente, sostiene la Procura, il motivo della consultazione nelle banche dati. Una memoria finita sotto i fari investigativi, perché è emerso che è stata «creata ad hoc, in data 23.02.2023, da terzi, verosimilmente i giornalisti Tizian Giovanni e Vergine. Emergerà inoltre dagli atti la risalenza nel tempo dei rapporti con Tizian ma anche con Vergine, per i quali Striano è stato la fonte di informazioni poi pubblicate in articoli stampa», scrive Cantone. Non solo Tizian e Vergine avrebbero scritto a quattro mani la memoria difensiva che l’indagato ha depositato come sua in sede di interrogatorio, ma neppure le visure camerali per attaccare Crosetto, trovate nel pc di Striano, sarebbero riconducibili a lui.

 

 

Dal riscontro fornito da Infocamere alla Procura di Perugia «emerge che l’unico soggetto che ha consultato le visure camerali delle tre società effettuando la ricerca prima del 27.09.2022 e prima della pubblicazione dell’articolo di Vergine del 29.09.2022 è l’utente riconducibile all’editoriale L’Espresso, per il quale Vergine risulta aver collaborato», si legge. All’esito di ulteriori verifiche, «la società Innolva spa ha agito su mandato dell’editoriale "Il Fatto quotidiano", per il quale lavora Vergine». Circostanze che, per il procuratore, non solo rivelano che la ricerca sui soci di Crosetto è sganciata dagli accessi abusivi sul ministro, ma dimostrano «anche la collaborazione Striano-Vergine nel cercare di dare veste legale agli accessi in precedenza effettuati». Insomma Striano&Co avrebbero ordito un piano di difesa volto a dissimulare i fatti e, secondo Cantone, l’opera di inquinamento delle prove, così come il pericolo di reiterazione dei reati, legato anche al fatto che qualcuno ha perseverato con gli accessi abusivi, configurerebbero le esigenze cautelari nei confronti del finanziere, ma pure per Laudati, che si sarebbe mosso mandando mail a destra e a manca. Ora la parola spetta al Riesame, mentre Cantone prosegue la caccia a mandanti e complici.