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Liguria, l'intervista a Bucci: "Gli avversari senza piani. L’esempio di Genova diventi il modello-Italia"
Marco Bucci è il super tecnico che guida Genova da due mandati. Dopo tanta esperienza alla guida di aziende private, anche negli Stati Uniti, Bucci è tornato in Italia per provare ad applicare alla macchina pubblica le dinamiche manageriali del privato. La settimana scorsa ha annunciato ufficialmente la sua candidatura come Presidente della Liguria alle elezioni regionali del 27-28 ottobre. Ieri ha annunciato che le liste civiche che lo sosterranno saranno due. Alle due civiche si aggiungono Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega. In un primo momento, Bucci aveva rifiutato la candidatura a causa delle proprie condizioni di salute e per altri motivi, per poi cambiare idea.
Chi l’ha convinta, alla fine, a scendere in pista per la Regione? Toti rivendica l’idea originaria, poi Meloni ha avuto ruolo decisivo?
«La Presidente Meloni mi ha chiamato e mi ha chiesto di prendere una decisione su due piani. Da premier, mi ha dato una direttiva politica. Dicendomi che dal punto di vista amministrativo la decisione migliore era quella di candidare me. Poi dal punto di vista personale però si è fermata e mi ha detto che, conoscendo il mio stato di salute, dovevo essere io a valutare, personalmente. Ho apprezzato molto questo discorso».
Non era stato Toti a chiederglielo per primo?
«Me lo hanno chiesto in tanti, già un mese prima. Non so più chi me lo ha proposto per primo».
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La sua candidatura ha capovolto i pronostici.
«Non sto a guardare i sondaggi, ma ho fatto già due campagne elettorali e devo dire che adesso sento un’atmosfera ancora migliore. Quando vado in giro vedo che ho davvero molto consenso. Incontro persone che non sono iscritte a nessun partito, e le incontro in strada. Per caso. Si fermano, mi incoraggiano, mi promettono il loro sostegno».
Non ce lo nascondiamo, c’è anche il tema della sua malattia. Mi scusi se sono diretto: qual è il quadro e se ha la forza oggi per la campagna elettorale e domani per guidare l’amministrazione?
«Ora come ora da un punto di vista medico sto bene. Il tumore è stato asportato e adesso sto bene, ho fatto la radioterapia e ora sto facendo una cura modernissima, l’immunoterapia. Le conseguenze negative della chemioterapia non ci saranno. Mi sento bene e sono sicuro che potrò andare avanti».
Il modello Genova può diventare il modello Liguria?
«Penso che può diventare anche il modello Italia, se siamo così maturi da capire cosa significa davvero».
E cosa significa davvero?
«Non quello che tutti pensano. Non abbiamo tagliato tutte le procedure. Abbiamo seguito tutte le procedure ma facendole in poco tempo. Abbiamo lavorato in parallelo e non in sequenziale. Abbiamo introdotto un project management – quello sul quale lavoravo nelle aziende private già venti anni fa – basato sulla compressione dei tempi, sulla corsa in parallelo per arrivare all’obiettivo in metà tempo».
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Una cabina di regia che taglia i tempi, insomma.
«L’altra cosa importante del modello Genova è l’allineamento tra amministrazioni. Non è possibile che un’amministrazione vuole fare un’opera e un’altra lo frena. Totalmente inaccettabile: significa una grande perdita di tempo e di denaro pubblico».
Cosa devono fare le pubbliche amministrazioni?
«Le amministrazioni pubbliche devono fare quello che vogliono i cittadini. Non quello che vogliono i partiti. La coalizione di sinistra vuole mettere i suoi paletti, i suoi soliti no. E vogliono imporli anche ai cittadini. Io ragiono all’inverso: la gente vuole opere e infrastrutture? Allora vanno fatte. E in tempi rapidi».
Ci dice tre cose che farebbe nel suo primo anno da governatore?
«La prima: andremo avanti con tutti i progetti delle infrastrutture di trasporto e idrogeologico che servono a continuare nella crescita economica della Regione Liguria. La seconda: metteremo a posto la sanità tagliando le liste d’attesa e avviando sin da subito la partenza dei lavori per i cinque nuovi ospedali che abbiamo in programma. Terzo: un programma di rinnovata attenzione all’ambiente. Faremo in modo che l’ambiente diventi una priorità, integrandosi con tutto quello che ho detto prima».
Certo che testacoda, i renziani... Renzi con lei in Comune e contro di lei in Regione. Cosa direbbe agli elettori centristi?
«Agli elettori centristi direi quello che dico a tutti: noi lavoriamo per Genova e per la Regione Liguria con una strategia precisa e dei piani operativi che consentono di realizzare una visione di sviluppo. Se pensate che altri abbiano una visione che possa far funzionare la Regione, accomodatevi. Ma i cittadini non vogliono perdite di tempo, né salti nel buio. I nostri avversari non hanno piani operativi, fanno politica da trent’anni senza aver mai dato i risultati che ho portato io nella mia vita professionale e politica».