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Il Centro perde i pezzi. E la fuga da Calenda tira la volata a Bucci

Aldo Torchiaro
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È partito da Milano il primo appuntamento di un progetto liberale che sembra attrarre numeri inusuali. Oltre settecento persone – 500 delle quali giovani e giovanissimi – hanno affollato sabato sera il Talent Garden in cui di solito vengono presentate le startup. Numeri che i milanesi associano allo spirito fondativo della Forza Italia del ‘94. A fare da padrona di casa, Nos. L’organizzazione dei giovani liberaldemocratici guidata dall’imprenditore Alessandro Tommasi ha sostenuto Azione alle Europee ma, scottata dalla sconfitta, se ne è allontanata. Per aprire il cantiere liberale i giovani di Nos hanno invitato Luigi Marattin e Andrea Marcucci: il primo è uscito da Italia Viva la settimana scorsa e ha dato vita a Orizzonti Liberali. Il secondo sta trasformando la sua associazione Libdem in un partito vero e proprio. L’obiettivo è cerchiato con due date sul calendario : 23 e 24 novembre. Sarà allora che i tre soggetti – Orizzonti liberali, Libdem e Nos – si fonderanno in un unico, nuovo partito liberaldemocratico. Con vocazione unitaria e la promessa di rimanere al di fuori dei due poli.

 

 

Al Talent Garden hanno preso la parola in tanti: da Elena Bonetti, vicepresidente di Azione, a Oscar Giannino, che qualche anno fa mise in piedi Fare per Fermare il declino. Passando per Piercamillo Falasca, Alessandro De Nicola, Carolina Nizza e l’economista bocconiano Carlo Alberto Carnevale Maffé. I temi? Riduzione del deficit, ritorno al nucleare, incentivi per la natalità, riforme istituzionali. Ed elettorali. Alla prova dell’applausometro ha vinto, di misura, Luigi Marattin. «Il leader non può che essere lui», il commento a caldo che si sentiva riecheggiare nella sala. Ma il leader di cosa? Il vecchio tramonta e il nuovo stenta a nascere. Per conoscere nome e simbolo del nuovo soggetto, che nella proiezione dei protagonisti punta allo spazio del centro, bisognerà attendere due mesi. Elena Bonetti, presente all’incontro, precisa che per lei Azione va avanti. «Quello di costruire una casa comune per i riformisti, i liberali, i popolari è il nostro progetto», fa sapere.

 

 

Intanto divampa la polemica per l’adesione di Carlo Calenda, dopo Matteo Renzi, al campo largo. In Liguria hanno annunciato il sostegno al candidato della sinistra Andrea Orlando. Il leader di Iv avrebbe anche accettato, per aggirare i veti di Conte, di correre senza simbolo di partito, limitandosi a mettere qualcuno dei suoi nella lista civica per Orlando. E Calenda? Il suo sostegno alla coalizione di sinistra può costargli caro. Il deputato Enrico Costa, fino a ieri responsabile giustizia di Azione, lascia. «L’ho messo fuori io», ha detto ieri Calenda. «Non mi risulta se ne vada anche Mariastella Gelmini», precisa. Dovrebbero incontrarsi martedì. Le voci si rincorrono. Non tira una buona aria. E anche all’incontro di Nos a Milano molti sono gli iscritti di Azione che sono venuti per capire se c’è un’alternativa possibile. Alcuni arrivavano dalla Liguria, dove si vota tra quarantacinque giorni. Il consigliere municipale Federico Giacobbe, candidato alle scorse europee con Azione, è tra i dissidenti: ritiene l’appoggio al campo largo incompatibile con la linea che si era data Azione. I dirigenti liguri di Azione Lodi e Rossetti invece appoggeranno il campo largo e hanno partecipato alla piazza forcaiola contro Toti. Anche Italia Viva ligure si è spaccata con l’assessore della giunta Bucci, Mauro Avvenente, che resta fedele al sindaco e volta le spalle alle indicazioni di Renzi che gli chiedeva di abbandonare la Giunta. Anche il consigliere comunale Davide Falteri sembra intenzionato a seguire la lista civica Bucci.

 

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