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Open Arms, pm contro Salvini: "Anche i terroristi e i criminali vanno salvati"

Si è alzato il sipario, nell'aula bunker del carcere di Pagliarelli, a Palermo, sull'udienza del processo Open Arms, che vede come imputato Matteo Salvini, leader della Lega e attuale ministro alle Infrastrutture, accusato di sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio per aver ritardato lo sbarco di 147 migranti a bordo della nave della ong Open Arms nell'agosto del 2019, quando era ministro dell'Interno. Chiusa l'istruttoria dibattimentale dal presidente della II sezione penale, Roberto Murgia, oggi l'intera udienza è dedicata alla requisitoria dei pubblici ministeri, la procuratrice aggiunta Marzia Sabella e i sostituti Giorgia Righi e Calogero Ferrara. L'accusa sta ricostruendo il quadro giuridico nazionale e sovranazionale di quella fase, poi si addentrerà sugli aspetti della specifica vicenda e quindi formulerà alla Corte la richiesta della pena per i reati contestati. Non è presente in aula l'imputato, Matteo Salvini, rappresentato dall'avvocato Giulia Buongiorno. 

 

  

 

All'inizio della sua requisitoria, il procuratore aggiunto di Palermo, Marzia Sabella, ha sostenuto che il governo Conte Uno, in carica dal 2018, "con il suo contratto di governo prevedeva di sensibilizzare l'Europa per ottenere una equa distribuzione dei migranti". Il titolare del Viminale di quell'esecutivo, oggi ministro dei Trasporti, "ha ritenuto di potere squilibrare l'unità di misura dei beni giuridici in questione, in favore dei porti chiusi, quale strumento di pressione degli Stati membri". Sabella ha proseguito, sostenendo che dal pool difensivo del ministro "si è prospettato che un natante di legno, in alto mare, navigasse in sicurezza, come se il capriccio di un'onda non avesse potuta farla ribaltare".

 

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Il pm Calogero Ferrara, invece, ha sostenuto la tesi secondo cui l'oggetto della disamina odierna "è quello dei Sar, Search and rescue, ogni altro inquadramento giuridico che si è tentato, a partire dal favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, non ha nulla a che vedere". Per Ferrara, "lo Stato deve garantire i diritti dei soggetti coinvolti, soprattutto in una situazione di stress ovvero di pericolo grave e imminente: una volta ricevuta l’informazione di pericolo lo Stato coinvolto non può più sottrarsi all’obbligo di soccorso. La classificazione del migrante in pericolo è irrilevante: potrebbe anche essere un trafficante o un terrorista, ma secondo le norme del diritto internazionale non può essere lasciato in una barca dallo Stato, che deve salvarli e poi nel caso processarli". Anche "i terroristi, i criminali se in pericolo in mare hanno il diritto di essere salvati", ha aggiunto.