fondi in famiglia

Emiliano e Soumahoro, affari "a mia insaputa": dalle coop all'appalto

Rita Cavallaro

Soumahoro non sa nulla della moglie, Emiliano «a mia insaputa» sul fratello, ma alla fine i fondi pubblici finiscono sempre in famiglia. Siamo di fronte al solito déjà-vu a sinistra, animata dai paladini della legalità che se scoppia lo scandalo si trincerano dietro un «io non c'ero, e se c'ero dormivo». O ancora tirano fuori i diritti, come il deputato con gli stivali che, di fronte agli abiti griffati comprati dalla moglie con i soldi per i migranti, invocava il diritto all’eleganza, alla faccia di quei profughi lasciati senza cibo a morire di fame. Oggi la polemica investe l'ignaro governatore della Puglia, dopo che il Consiglio regionale ha affidato un appalto da 41mila euro per gli arredi della nuova sede proprio alla società Emiliano arredamenti, l'azienda che vede tra i soci i fratelli Alessandro e Simonetta, il cognato e il cugino. Una ditta di famiglia, inserita nell'albo dei fornitori di Empuglia e che ha vinto la gara senza alcuna irregolarità, visto che si trattava di un appalto sotto soglia, una procedura che prevede perfino l'affidamento diretto, e nonostante tutto il Consiglio regionale avrebbe trattato invitando tre aziende a presentare un'offerta.

 

  

 

L’unica a rispondere all'invito è stata infine l'impresa dei fratelli di Michele Emiliano. Insomma, per chi indaga la procedura è del tutto regolare, senza contare che il governatore non ha alcuna voce in capitolo nelle decisioni del Consiglio. Anzi, finito nel polverone, si è difeso con il solito mantra «a mia insaputa», così come gli stessi responsabili dell’appalto sarebbero stati all’oscuro della parentela del presidente della Puglia con l’azienda che ha rifornito la Regione del nuovo mobilio. E questo sarebbe di per sé sufficiente, per gli ex colleghi magistrati di Emiliano, a non aprire nemmeno un fascicolo, che tanto all’apparenza non c'è alcun reato e il presunto conflitto d'interessi non solo non vale un atto dovuto, ma nemmeno un modello 45, quelli usati spesso per salvare la faccia, che non contengono né indagati né notizie di reato. Nulla, Emiliano non sapeva e l'appalto da 41mila euro è regolare. Tutta un’altra storia rispetto ai guai dell’inconsapevole Soumahoro, il difensore degli ultimi che ha tentato di difendere, tra lacrime e accuse di pseudo razzismo, la moglie Liliane Murekatete, finita alla sbarra insieme alla madre Maria Therese Mukamitsindo e al fratello Michel Rukundo, per aver sottratto milioni di euro destinati ai migranti ospitati nelle loro coop e averli spesi in beni di lusso e investimenti all’estero.

 

 

 

Senza contare un fascicolo dormiente a Foggia, che riguarderebbe un ipotetico ammanco di fondi, raccolti dal sindacato del deputato per il Natale dei bambini di una baraccopoli. È tutta unaltra storia, ma nonostante l’azienda dei familiari di Emiliano si sia mossa nella più totale legalità, la questione è diventata politica, con il centrodestra all'attacco. «Emiliano, invece di chiedere scusa e di andarsi a nascondere, fa pure l’offeso. Naturalmente non sapeva nulla, si erge quasi a parte lesa di questa vicenda che a suo dire poteva anche essere evitata. Ma con i fratelli si parla questo signore?», ha detto il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, definendo la vicenda «una vergogna assoluta, ed è la conferma della condizione di totale impunità in cui si sente di agire Emiliano». Per Gasparri «qui si parla ogni giorno dei parenti se appartengono al centrodestra. Invece i parenti di Emiliano o i parenti visitati da Emiliano sono intoccabili».