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Giovanni Toti, l'intervista da Vespa: "Perché ho deciso di patteggiare"

Luca De Lellis

Un cocktail di emozioni che, a caldo, sono ancora difficili da metabolizzare. L'ex governatore della Liguria Giovanni Toti ha individuato nel patteggiamento la soluzione migliore per il suo futuro. Un domani che, almeno per il momento, non prevede più nei suoi piani la politica. «Come si dice a Genova, abbiamo già dato. Mi sembra che alla politica io abbia pagato un tributo piuttosto alto», ha confessato un amareggiato Toti a Bruno Vespa nel corso dell’appuntamento quotidiano con la trasmissione “Cinque Minuti” in onda su Rai 1.  Dopo essersi definito innocente per più di 4 mesi, la notizia del patteggiamento ha un po’ colto di sorpresa l’opinione pubblica. Ci ha pensato però il diretto interessare a svelare le ragioni nascoste dietro la decisione di accordarsi con la Procura di Genova: «Ci ha fatto un’offerta che era quasi irrifiutabile. Hanno riconosciuto quasi tutto quello che noi avevamo sostenuto in questi mesi: da un lato che tutti gli atti erano legittimi, dall’altro che i soldi del comitato non sono andati in tasca mia ma sono stati utilizzati per la politica e quindi nessuno ha avuto un vantaggio». Ergo una vittoria a metà per Toti, che comunque dovrà scontare i due anni di condanna, tramutati in 1500 ore di lavori di pubblica utilità: «Quello che ci ha fatto propendere per accettare una cosa che non avremmo mai voluto accettare è che la montagna ha partorito un topolino un poco gracile». 

 

  

Le indagini, l’arresto, i domiciliari e poi ancora le dimissioni da presidente della Regione Liguria. Un periodo durissimo, che però ha trovato un epilogo meno pesante di quanto sembravano le premesse: «Abbiamo trovato un accordo su una tipologia di reato, la corruzione indiretta, che è sfuggente e difficile da provare per loro, ma da cui è difficile anche per noi difenderci. Di fronte a tre anni e mezzo di intercettazioni, di indagini, l’arresto di un governatore e di un pezzo del suo ufficio, la caduta della Regione, le dimissioni, le nuove elezioni e tutto quello che ha comportato», in fin dei conti – sostiene Toti – il reato riconosciuto è «molto minore rispetto alla narrazione di quest’estate, quando la Liguria sembrava la sentina di tutti i mali. Con questo piccolo sacrificio, hanno riconosciuto che la politica ligure non ha aiutato nessuno, non ha fatto atti illegittimi e non si è finanziata in modo illegale».

 

Per concludere l’intervista concessa a Vespa, Toti si lascia andare a un bilancio della sua esperienza da governatore. Non facendosi mancare una stoccata finale: «Abbiamo dato il meglio col ponte Morandi, abbiamo fatto il possibile col Covid, abbiamo portato infrastrutture che non si facevano da decenni e oggi non vedo statue equestri a Giovanni Toti, anzi, me ne vado un pochino amareggiato da una pur lievissima condanna dopo un’estate in cui sono stato descritto come una sorta di Al Capone - ha aggiunto -. Poi, mai dire mai: il tempo guarisce le ferite e cura tante delusioni».