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M5S, Raggi torna e attacca Conte: “I suoi 5stelle come i partiti”. E Grillo lancia l'anti-Meloni

Edoardo Sirignano
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È Virginia Raggi l’arma di Beppe Grillo per battere Giuseppe Conte. Dopo mesi di silenzio torna a parlare l’ex sindaco della capitale. Boccia il Movimento di sinistra voluto dall’attuale capo politico e applaudito nel corso dell’ultima Festa dell’Unità. «Non credo – dichiara nella prima puntata di "A Casa di Maria Latella", il nuovo talk show di Raitre - all’esperimento del campo largo». I pentastellati, secondo Virginia, devono tornare alle origini, alla missione voluta dal Fondatore: rappresentare un’alternativa per tanti elettori, che non si riconoscevano né a destra né a sinistra. Un errore, quindi, tornare a braccetto con quei soggetti partitici, che dovevano essere rottamati e che invece, con Peppino da Volturara Appula, sono tornati a essere alleati indispensabili per vincere: «Moltissimi elettori – sottolinea la pentastellata - della prima ora si sono allontanati perché il M5S ha iniziato a compiere una serie di movimenti non chiari. Continuare a rimanere in quell’ambito non credo ne avvicinerà altri. Anzi, li farà allontanare».

 

 

A essere criticato soprattutto l’asse di ferro tra l’avvocato pugliese e il Nazareno di Elly Schlein perché un elettore, secondo la politica romana, tra un partito di sinistra storico e radicato sul territorio, come è sicuramente il Pd, e il M5S, che si ricicla come tale, «forse sceglie l’originale e non la copia». Per il grillismo dei Meetup l’unica svolta possibile è il ritorno allo Statuto, che per la stessa Raggi, è l’unico regolamento in grado di disciplinare cosa si può e cosa non si può fare. «Se questo – spiega – dà a Beppe dei poteri e lui li esercita fa bene. La cosa più brutta è trasformarsi in quello che si è sempre detto di voler combattere». L’ex fascia tricolore, invece, non si sbilancia su un’eventuale battaglia legale tra l’Elevato e l’attuale gotha contiano, pure se conferma di sentirsi periodicamente con l’indiscusso padre politico, quel comico che dai banchetti capitolini l’aveva portata alla poltrona più importante del Campidoglio.

 

 

Mentre l’esperto di burocrazia Lannutti, insieme al solito Borrè dei ricorsi, prepara la battaglia legale per mantenere il simbolo a cinque stelle, Virginia si occuperà di riunire il fronte dei ribelli. Farà parte di questa frangia sicuramente l’ex ministro Danilo Toninelli, per cui «non esiste un Movimento senza Grillo», così come Nicola Morra, già presidente dell’Antimafia, che correrà per il dopo Toti in Liguria. Non scioglie le riserve, almeno per ora, invece, il sempre discusso Alessandro Di Battista. Pur non avendo mai amato Conte, l’uomo dei reportage non si sbilancia su un possibile ritorno nei palazzi. Ecco perché Virginia, come già anticipato su queste colonne, almeno per adesso, non solo è la leader indiscussa dell’ala che intende archiviare il “contismo” per riportare i gialli a essere l’esatto punto di mezzo tra il rosso dem e il blu conservatore, ma anche l’alternativa per quanto concerne le leader in gonnella. «Giorgia Meloni – spiega ai microfoni della Rai - per me è una donna molto tenace che sa quello che vuole e che è riuscita, dal 4% del suo partito, quando era all’opposizione, ad arrivare a governare un Paese. Nel bene e nel male è tenace e determinata. Schlein, invece, è riuscita contro tutti i pronostici a riprendersi il partito e riportarlo un po’ più a sinistra di quanto non lo avessero fatto i suoi predecessori, però mi sento francamente molto lontana da entrambe».

 

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