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Ucraina, la sinistra va in frantumi sulla guerra. E Schlein fa la gnorri sulle armi

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La posizione dell’Italia sulla guerra in Ucraina marca ancora la distanza tra i tre leader dell’opposizione, Elly Schlein, Carlo Calenda e Giuseppe Conte che invece si ’compattano’ in vista della manovra, su diversi punti. Il tema del coinvolgimento italiano nel conflitto è stato trattato durante l’incontro a porte chiuse (Conte in collegamento) che si è svolto oggi nella giornata conclusiva del Forum Ambrosetti a Cernobbio, durante il panel dedicato alle opposizioni. Per Giuseppe Conte bisogna «che le due parti si accordino per la pace, bisogna imporre una soluzione negoziale» per fermare questo drammatico conflitto. La segretaria del Pd, Schlein senza entrare nel dettaglio delle armi a lungo raggio da fornire o meno, avrebbe confermato il pieno sostegno all’Ucraina.

 

 

Per il leader di Azione, Calenda «la difesa si fa sul territorio ucraino ma la difesa attiva si fa anche prevenendo gli attacchi e i bombardamenti, colpendo in modo delimitato e preciso obiettivi militari da cui partono gli attacchi». Il presidente Putin «non sta attaccando solo l’Ucraina ma sta cercando di minare le nostre democrazie e va fermato». Calenda, parlando alla platea degli imprenditori, ha definito «ipocrita il dire dell’Italia, unico Paese in Europa assieme all’Ungheria, che sì, le armi si possono usare ma non puoi colpire l’aeroporto da cui partono i bombardamenti che colpiscono il tuo Paese. Dobbiamo scegliere se essere come ci descrivono in tutto il mondo, cioè l’Italietta che fa un passo da un lato, un passo dall’altro, perché non ha mai il coraggio delle proprie posizioni oppure se stiamo con l’Ucraina perché l’Ucraina è l’argine oggi a quello che sta accadendo, cioè l’espansione russa e non solo attraverso la guerra».

 

 

Viktor Orban, il presidente dell’Ungheria, intervenuto al Forum il giorno dell’inaugurazione, «è la quinta colonna della Russia - ha aggiunto il leader di Azione -. E agisce all’interno del Consiglio come quinta colonna della Russia. E così lo sono partiti che stanno nel nostro Parlamento e che hanno accordi formali in essere con la Russia».

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