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Dossieraggio, lo sfogo di Crosetto: "Fiducia nei Servizi". E riparte il caos

Rita Cavallaro
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«Ho letto, su alcuni quotidiani, assurde ricostruzioni e illazioni in riferimento a un mio esposto al procuratore Cantone nell’ambito dell’inchiesta sui dossier, inchiesta nata da una mia denuncia. Mi ero limitato a evidenziare al procuratore capo di Perugia come una notizia, irrilevante e anche falsificata, apparsa su un quotidiano non potesse che provenire dall’interno dell’Aise, trattandosi di questioni coperte dalla legge 124/2007 e quindi secretate». Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, torna a parlare dell’inchiesta dossieraggio, il verminaio dell’Antimafia venuto a galla proprio grazie al suo esposto sugli accessi abusivi alle banche dati, dalle quali Pasquale Striano ha scaricato le Sos utilizzate dai giornalisti di Domani per gli articoli riguardanti i compensi del ministro.

 

 

Crosetto, che per tutta la vicenda ha sempre mantenuto il massimo riserbo, ieri ha rotto il silenzio, per ristabilire la verità e smentire le strumentali ricostruzioni tese a far trasparire una sorta di tensione nel governo tra il ministro e i vertici dell'intelligence, addirittura con Giorgia Meloni e Alfredo Mantovano. «Su questa vicenda, di cui avevo informato i vertici del comparto, ho poi avuto totale e piena cooperazione. L’idea stessa», sottolinea Crosetto, «che la mia sfiducia riguardasse l’organizzazione o i suoi vertici è più ridicola che falsa. Purtroppo, basta una sola mela marcia a fare danni. L’importante è individuarle ed agire di conseguenza. Anche perché l’esistenza di rapporti distorti tra servizi e informazione rappresenterebbe una minaccia reale all’assetto democratico. In Italia invece i servizi rappresentano un presidio di piena legalità e democrazia che sa anche depurarsi quando serve», conclude.

 

 

Lo sfogo di Crosetto, che di fatto parla di illazioni e conferma non solo il clima sereno ma la piena fiducia nei servizi, è l'ennesima barricata al tentativo di depistare le indagini e intricare la matassa in cui si celano i mandanti. Sullo scandalo è già ripartito il caos politico, dopo che il procuratore Raffaele Cantone ha inviato ben 10mila pagine del fascicolo alla Commissione parlamentare Antimafia, presieduta da Chiara Colosimo. Sugli atti depositata a Palazzo San Macuto c’è il massimo riserbo, tanto che è stato posto il divieto di divulgazione affinché siano consultabili soltanto dai commissari. Almeno fino a mercoledì, quando ci sarà l’ufficio di presidenza in cui verranno stabiliti i prossimi passi e le nuove audizioni. Il clima in Commissione, però, si è già surriscaldato, perché il capogruppo di Forza Italia a Palazzo San Macuto, Maurizio Gasparri, è tornato a chiedere le dimissioni immediate del pentastellato Federico Cafiero De Raho. Per Gasparri c'è un enorme conflitto d'interessi, visto che De Raho era a capo della Dna in pieno verminaio e ora è vice presidente della stessa Commissione che indaga sul dossieraggio.

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